Poco prima di spirare, un serial killer percorre col pensiero alcuni momenti della sua vita. Questa la semplice sinossi dell'ultimo lungometraggio diretto dal controverso regista Jorg Buttgereit. Questo sunto può tuttavia fuorviare dal reale contenuto del film, per cui risulta necessario addentrarsi più nello specifico.
Chi si aspetta una versione amatoriale del Silenzio degli innocenti è completamente fuori strada. Schramm non parla di omicidi, di efferatezze o di perversioni; non parla di vittime o inseguitori, di prede o cacciatori. Schramm parla di solitudine, non intesa come sentimento che spinge alla follia, bensì come isolamento, mancanza di affetto, sensazione di vacuità della propria vita.
Ancora una volta abbiamo a che fare quindi con un personaggio estremamente normale, caratteristica che può essere considerata marchio di fabbrica della filmografia del regista tedesco. Lothar Schramm (Florian Koerner), protagonista e quasi unico personaggio, è lontano dall'assassino tipo Hollywoodiano almeno quanto lo siamo noi. Nulla della sua vita può essere considerato veramente anomalo, nemmeno l'estremo squallore della sua esistenza, che non è tale da farla percepire come irreale. È una povertà comune, una condizione analoga a quella di un qualsiasi quartiere popolare; la sua solitudine è quella di un qualsiasi scapolo disoccupato; i suoi pensieri non sono diversi da quelli di una persona abbandonata a se stessa. Insomma George Schramm è uno di noi, e il maggiori pregio dell'opera a lui dedicata, nonché l'aspetto che la rende unico nell'ambito del genere sugli assassini seriali, risiede nella sua umanità, nel fatto che non si riesca in nessun modo a odiarlo a meno che non si odi anche se stessi.
La narrazione presenta una struttura non lineare, al fine di amplificare l'intento di analisi psicologica. A partire dalla tragicomica morte del protagonista, si susseguono, in un caleidoscopico ritornello, immagini di vita e morte, ricordi più o meno lontani, riflessi da un mondo che è andato sbiadendo e pensieri avvolti da una spirale di intima sofferenza.
Un film denso di malinconia, ma che è anche manifestazione della maturazione registica dell'autore teutonico, il quale dopo quest'ultima opera ha prodotto, purtroppo, ben poco di significativo. I progressi si notano principalmente sul comparto tecnico, in cui spicca una maggior pulizia e cura per i dettagli, pur permanendo la qualità amatoriale del prodotto. La regia si presenta più sicura, dimostrando le qualità di un regista che, seppur giovane, comincia a mettere a frutto l'esperienza maturata dai precedenti lavori.
La pecca maggiore va riscontrata nella sceneggiatura che, nonostante risulti più che adeguata al tema trattato, è di gestione fin troppo complessa per un regista che ancora non può considerarsi un veterano. Se da un lato la dimensione onirica del contesto sottolinea splendidamente, insieme alle ottime musiche, gli intenti intimisti del film, dall'altra alcuni passaggi risultano un po' forzati e privi di un ruolo effettivo nell'economia della narrazione. Inoltre, a fine visione, si ha la sensazione che manchi qualcosa, che l'opera, pur avendo centrato gli obiettivi psicoanalitici ed emotivi, abbia perso di vista una trama tanto sfumata da poter essere considerata assente. Insomma, c' la sensazione che manchi un filo conduttore, un'ossatura che riesca a dare una visione di insieme dell'affascinante costellazione emozionale ricreata dal regista.
Come ogni film di Buttgereit, Schramm o lo si ama o lo si odia. Gli spettatori più esigenti dal punto di vista tecnico probabilmente lo considereranno un film di serie Z, girato da un dilettante che si diverte a scandalizzare l'opinione pubblica trattando temi eccentrici. Chi invece riesce a lasciarsi trasportare dalla spirale catartica di sensazioni messa in campo, probabilmente lo considererà un capolavoro. Noi ci limitiamo a consigliarlo a tutti coloro che, senza preconcetti, abbiano voglia di scoprire quanto dolce sia il germe dell'assassino e di come cresca inesorabilmente nell'animo di ognuno: dove meno ce lo si aspetta, dove i sentimenti sono più forti.
Valutazione tecnica
La trasposizione in DVD è avvenuta senza che vi sia stato il minimo restauro ma, data la qualità amatoriale del prodotto, risulta un elemento trascurabile. Allo stesso modo degli altri prodotti della casa di distribuzione, i sottotitoli in italiano risultano sgrammaticati e, in alcuni casi, difficilmente comprensibili, pecca su cui è difficile poter chiudere un occhio. Un po' meglio quelli in inglese. Insomma, anche in questo caso una maggior cura sarebbe stata gradita, soprattutto a fronte della spesa richiesta.
Extra
Come per Der todesking e Nekromantik, la J. & B. confeziona il film con abbondanti contenuti extra ma, purtroppo, di dubbia qualità e utilità. Il totale di tali contenuti ammonta a circa un'ora, di cui 35 minuti sono dedicati sono dedicati a un making of abbastanza interessante ma un po' incompleto (la realizzazione di alcuni passaggi poteva essere meglio approfondita). Buona anche la galleria fotografica, che presenta una raccolta di scatti di fattura sorprendente per qualità. Per il resto c'è poco da segnalare: un clip privo di significato, un trailer aggiuntivo, un corto (intitolato Cannibla girl) che il regista avrebbe fatto bene a nascondere o, meglio, a distruggere, il making of di un video musicale realizzato da Buttgereit stesso, un'incontro di box tra Florian Koerner e un secondo individuo non meglio identificato e, infine, l'audio in tedesco di un'intervista al regista.
Lodevole l'idea di allegare un CD audio con l'ottima colonna sonora, anche se avremmo apprezzato di più una raccolta di brani presi anche dagli altri film dl regista (Nekromantik in primis).
Ancora una volta, probabilmente, il prezzo non vale quanto proposto.
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