In una recente intervista, pubblicata sul sito web Latino Review, Frank Darabont ha avuto modo di parlare del suo progetto più recente, una versione filmica di Fahrenheit 451. Il regista ha completato la sceneggiatura ed è convinto che si tratti dello script migliore della sua carriera e non vede l’ora di poter cominciare a girare anche se, per sua stessa ammissione, la materia trattata è carica di messaggi così potenti da costringerlo ad andare coi piedi di piombo.
Il romanzo in questione è universalmente riconosciuto come uno dei migliori usciti dalla penna del lirico Ray Brabdury e al giorno d’oggi non ha perso un grammo della sua potenza evocativa e della sua valenza politica. La vicenda di Guy Montag, un “pompiere” che brucia montagne di libri in una Terra futura dove la parola scritta è proibita venne immaginata dal romanziere americano quale trasparente metafora del maccartismo e può ora essere letta come campanello d’allarme in un periodo di nazioni orientali che calpestano ogni libertà e diritto civile e nazioni occidentali che, nel supposto tentativo di esportare democrazia, si adattano facilmente alla stessa linea di comportamento.
Il regista esce da un periodo difficile durante il quale si è discusso a lungo su un suo possibile coinvolgimento nel quarto episodio di Indiana Jones e, in seguito a difficili trattative e incomprensioni, è stato prima assunto e quindi licenziato dai produttori di Mission Impossible 3. E’ quindi tempo che torni a occuparsi dei suoi progetti personali e, immediatamente dopo Fahreneit 451 è già in cantiere una trasposizione cinematografica di uno dei racconti lunghi di Stephen King maggiormente claustrofobici, quel The Mist che vede un gruppo di personaggi imprigionati in un supermarket mentre fuori una nebbia fittissima e innaturale nasconde entità maligne.
Difficile per noi immaginare un regista migliore di Frank Darabont per questo tipo di operazioni: il suo stile ricco, emotivo, con frequente uso di immagini liriche ben si adatta a gran parte delle opere di Ray Brabdury e Stephen King.
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