Una lettera da Stoccolma.
Dieci anni di splendida musica alle spalle senza mai fare un passo falso, un percorso evolutivo notevole e una serie di otto full-lenght alle spalle: con questo curriculum gli Opeth si propongono per la nona volta al loro pubblico. Eppure l'impresa non era facile. Offrire qualcosa di nuovo senza snaturare la propria essenza per una band è un obiettivo fondamentale, ma che diventa inevitabilmente sempre più difficile col passare del tempo. Certo, i nostri hanno dalla loro un livello tecnico fra i più elevati della scena musicale mondiale, ma riuscire a non deludere fan tanto viziati rimane difficile.
La formula scelta dal combo svedese in parte si radica nel passato più lontano, ma cerca anche di sviluppare quanto maturato negli ultimi lavori, in particolare da Still life in avanti. Il delizioso incipit Coil, arricchito dalla voce di Nathalie Lorichs, lascia subito trapelare l'atmosfera malinconica che fa da filo conduttore, e intravedere, al contempo, foschi nuvoloni carichi di tempesta all'orizzonte. Questa non tarda a scaraventarsi su di noi, con tuoni e fulmini a introdurre il feroce cantato di Mikael Akerfeldt in Heir apparent, seguita a ruota dalla forse ancor più bella The lotus eater, pezzo che il front-man considera manifesto di quello che gli Opeth sono nel 2008.
Da qui in avanti, il fortunale si placa, cedendo il posto a una pioggia battente, ma decisamente più romantica. Le componenti prog cominciano a farsi più pregnanti e il raffinato ricamo intessuto dai musicisti, grazie tanto a distorsori quanto a effetti più elettronici e ricercati, fa breccia come un dardo di sole attraverso la volta obnubilata del cielo. Scorrono così, in un susseguirsi di riff di chitarra e segmenti acustici, Burden, la sublime Porcelain heart e la delicata Hessian peet. Senza nemmeno accorgersi si arriva alla traccia di coda, Hex omega, che conduce, estasiati, verso la fine di questo splendido viaggio.
Ciò che più si fa apprezzare dello stile evocativo di Watershed è la sua naturalezza. Nonostante le ritmiche complesse, nulla appare come un pretestuoso sfoggio tecnico, ma piuttosto come elemento essenziale e inevitabile per il compimento di una sensazione, generando un percorso in cui le emozioni si lasciano trasportare dolcemente verso l'ignoto.
La collector's edition di Watershed, come quella di Ghost reveries, comprende un DVD contenente diversi bonus. Tra questi si annoverano il remix in 5.1 dell'album che permette di apprezzarne al meglio le sfumature, il filmato Rehearsal tapes in cui il combo viene mostrato durante le registrazioni, e tre bonus tracks di cui due cover e una traccia originale degli Opeth, Derelict herds.
In conclusione un'ora di musica imperdibile, di cui si consiglia vivamente l'edizione per collezionisti.
Tracklist CD
1. Coil
2. Heir apparent
3. The lotus eater
4. Burden
5. Porcelain heart
6. Hessian peet
7. Hex omega
Bonus DVD
1. Rehearsal tapes (video)
2. Watershed 5.1 mix
3. Derelict herds (bonus track)
4. Bridge of sighs (Robin Trower cover bonus track)
5. Den standiga resan (Marie Fredriksson cover bonus track)
6 commenti
Aggiungi un commentoEheh, l'ascolto di un disco purtroppo da sensazioni molto soggettive. Personalmente io l'ho trovato uno dei migliori degli Opeth, superiore anche al precedente Ghost reveries. E' un disco che non riesco a smettere d'ascoltare e che sto adorando come solo ero riuscioto con Still life dei loro precedenti lavori. Insomma, per me è un disco eccelso, da comprare a scatola chiusa senza esitazione.
Curiosità: Morm, ma per te il precedente era un buon album?
Perché sul fatto che questo "Watershed" al momento lo trovi superiore a "Ghost reveries" è finora una delle poche certezze che ho, dato che l'altro a parte qualche canzone davvero eccezionale (vedi Ghost of perdition o The grand conjuraction) non mi ha soddisfatto del tutto...
Ecco, a proposito di soggettività.
Per me Ghost Reveries è una perla, il cui unico difetto è quello di essere stato, nell'anno domini 2005, esattamente ciò che ci si sarebbe aspettato dagli Opeth.
The Baying of the hounds è una delle cose migliori che abbiano mai composto.
Per me Ghost reveries è anche più che un buon album. E' meno prog, più diretto e meno infiocchettato, ma lo trovo assolutamente un buon album. Anche a me all'inizio non aveva convinto del tutto, ma continuo a riascoltarlo e anche quello mi piace sempre di più. Watershed lo trovo migliore soprattutto perchè il prog non forzato e, come ho detto nella review, naturale di Watershed mi piace molto, soprattutto unito alle loro sonorità death. Secondo me sono entrambi ottimi dischi, come d'altronde tutti quelli della band, che penso si stia mantenendo su livelli di qualità come pochi altri sono riusciti a fare. Non sono per nulla deluso e penso che il loro prossimo disco lo comprerò ancora a scatola chiusa come ho fatto fin'ora.
Forse non mi crederete se vi dico che in genere sono abbastanza severo... con gli Opeth non ci riesco, mi piacciono troppo.
Ok, mi sono deciso: Watershed E' a tutti gli effetti un gran bell'album, concordo in pieno con Mormegil!
Le obiezioni mosse da silente sono valide, su tutte in particolare la non facilità di approccio soprattutto per quanto riguarda certe scelte melodiche più ostiche. Però sono state proprio queste melodie più "estreme" ad avermi spalancato un mondo davvero nuovo.
La coda di Burden è geniale, con il riff suonato ad libitum e qualcuno che nel frattempo cambia l'accordatura della chitarra (anche se in effetti è più un divertissement che altro). Per quanto riguarda le melodie di Hex omega e Porcelain heart invece non c'è niente da fare, a me piacciono molto e qui credo che dipenda proprio da un discorso di sensibilità personale, non ho nulla di meglio per ribattere.
E' il disco tutto in generale ad avere però una eleganza di fondo che lega le tracce e non concordo per niente sulla mancanza di equilibrio tra prog e sfuriate death. Anzi, questo sarebbe il sogno musicale che vorrei raggiungere in un remoto futuro.
Prova a concedergli più ascolti, almeno il doppio di quelli che gli hai dedicato finora. Con me ha funzionato dopo tutto lo scetticismo iniziale di cui ti avevo anche parlato, che ti devo dire...
Ah, e comunque la limited edition è davvero qualcosa di eccezionale, soprattutto per le tre bonus track che da sole meritano l'acquisto della confezione.
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