Non ha convinto i critici. Occhi di cristallo, del trentunenne romano Eros Puglielli, al banco di prova della sezione Mezzanotte alla Mostra del cinema di Venezia, ha ricevuto la sua razione di fischi. Ma non sono mancati gli applausi.
Che Puglielli non vada particolarmente d'accordo con certa critica, però, è un fatto noto: già la sua precedente pellicola, Tutta la conoscenza del mondo era stata maltrattata. Accusa: aver inserito elementi paranormali e favolistici nella storia. Sentenza (morale): "Puglielli, lei ha mostrato cose che non esistono!".
Duri a morire i Sacerdoti della Peste Neorealista, no? Sempre sul pulpito ad ammonire noi tutti, sventolando un ditino saputello, circa l'importanza di genuflettersi al cospetto dell'Idolo Realtà. Posizione del tutto ingiustificabile, questa, anche solo se si pensa ai gusti e alle preferenze che il pubblico, settimana dopo settimana, dimostra di avere. Verrebbe quasi da dire: che il cinema italiano (e i critici saputelli) finiscano pure con l'autodistruggersi (tanto sono a buon punto, ed è solo questione di tempo), e amen! Insomma: aspettiamo Donnie Darko e lasciamo che il cinema Neorealista italico si strozzi una volta per tutte con le sue beghe morali, politiche ed educative.
Eppure c'è chi, come Eros Puglielli, tenta ancora di spiegare la sua (candida) idea di "realismo", oltretutto tentando di tradurla in pratica: "Non credo che raccontare la realtà significhi raccontarla letteralmente, ma piuttosto raccontare la realtà da dentro attraverso metafore, archetipi, sogni e incubi."
E, citando lo slogan del film, si potrebbe dire a Puglielli che "certi pensieri non devono essere pensati", perché in Italia suonano più o meno come delle bestemmie! Ma, tant'è... il giovane cineasta ha girato, grazie a una produzione internazionale (Italia, Spagna e Bulgaria) questo Occhi di cristallo. Un thriller dalle intense sfumature horror, tratto dal libro L'impagliatore di Luca Di Fulvio, dove viene narrata la storia di un serial killer che mutila le proprie vittime e sostituisce gli arti amputati con pezzi di un'antica bambola; a dare la caccia all'assassino, l'ispettore Giacomo Amadi, interpretato da un Luigi Lo Cascio (Buongiorno, notte!, La meglio gioventù) la cui espressionità "crepuscolare" ben si dovrebbe adattare a un personaggio pieno di tribolazioni e di scheletri nell'armadio. Naturalmente, in Occhi di cristallo ci sarà anche posto per una love-story: tra l'ispettore e Giuditta, una studentessa universitaria, designata a "prossima vittima" del serial killer, interpretata dalla spagnola Lucia Jimenez.
Nelle speranze di regista e produttori, c'è la volontà di aprire il campo, ancora una volta, al cinema di genere italiano. Di proporsi non tanto come modello, ma come esempio. A discapito, ovviamente, delle catene che stringono e imprigionano la fantasia di chi certo cinema vorrebbe farlo (e paradossalmente di chi, certo cinema, vorrebbe andarlo a vedere). Staremo a vedere come andrà a finire questo ennesimo, e per certi versi commovente, tentativo.
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