Non sempre rispondere al telefono può essere una cosa piacevole, soprattutto se a chiamare è qualcuno che non è più di questo mondo da un pezzo. Scherzi telefonici? A volte. Ma spesso, come nelle storie che state per leggere, non si tratta affatto di semplici burle.
Nel 1969 Karl Uphoff, allora diciottenne, ricevette una telefonata dalla nonna. Rimase raggelato nel sentire la voce di una parente deceduta due giorni prima. Tra loro c’era sempre stato un profondo legame e Karl aveva sofferto molto per la morte della nonna. Negli ultimi anni di vita l’anziana era diventata sorda, e il solo modo che aveva di mettersi in contatto con Karl e chiedere assistenza era di comporre il suo numero telefonico, aspettare qualche istante, e pregare il nipote di venire da lei. Non sapendo se Karl aveva risposto o meno, ripeteva la stessa operazione con i numeri di telefono degli amici più cari del nipote, variando ovviamente il messaggio. “Karl è lì?”, chiedeva senza sapere se qualcuno l’ascoltasse o meno. “Può chiedere a Karl di venire a casa subito?” pregava. Gli amici capivano il problema, ma erano piuttosto contrariati dalle continue telefonate. La questione si era risolta quando la sorella di Karl aveva cominciato a occuparsi di lei a tempo pieno. Poi la nonna morì e Karl si rassegnò al pensiero che non avrebbe più potuto parlare con lei. Si sbagliava. Due giorni dopo il funerale, il ragazzo era ospite da un amico e stava chiacchierando con lui nel seminterrato. Entrambi udirono il telefono squillare al piano di sopra e la madre dell’amico di Karl che parlava con tono irritato al suo interlocutore. Spazientita, la signora scese a chiamare Karl dicendo che un’anziana donna chiedeva insistentemente il suo aiuto. Karl corse a sollevare il ricevitore e lì visse il momento più allucinante della sua vita. La voce di sua nonna lo pregava di tornare a casa. Era lei, non c’era alcun dubbio. Quando Karl tentò, nonostante lo smarrimento, di chiederle dov’era e come stava, la donna riattaccò. Quella stessa sera, tornato a casa, il giovane ricevette altre telefonate misteriose. Karl rispondeva e non c’era nessuno in linea. Il fenomeno cessò in breve tempo. Karl non ha mai pensato a uno scherzo di cattivo gusto. I suoi amici non erano persone capaci di fare una cosa simile, e quella sera nessuno di loro sapeva dove lui si trovasse.
Anche Mary Meredith, la protagonista di un caso simile, è convinta che la telefonata che ricevette nel 1977 non fu una burla crudele. A chiamarla fu la cugina Shirley. La linea era disturbata e Mary, pur riconoscendone la voce, non riuscì a cogliere le parole della ragazza. La linea cadde prima che la sconvolta Mary potesse dire qualcosa. Riappese pensando alla telefonata precedente nella quale sua zia le aveva comunicato la morte di Shirley in un incidente d’auto, avvenuta circa un’ora prima. Mary e la zia erano, in quel momento, le uniche persone a conoscenza della tragica notizia.
La signora Wilson è un’altra attendibile testimone del fenomeno. Racconta che dopo aver tentato invano di entrare in contatto con l’adorato nonno defunto attraverso i metodi più disparati (incluso il ricorso a vari medium), continuò a tormentarsi finché, una sera, il telefono prese a squillare e la serena voce del nonno le assicurò che il posto dove si trovava era stupendo e le ordinò di smettere di angustiarsi per lui e di affrontare con fiducia il futuro. Poi la voce sfumò e quindi ci fu solo il segnale acustico di linea libera. La signora Wilson digitò il numero che permetteva di scoprire chi aveva chiamato e le fu fornito il suo stesso telefono. In casa non c’erano altri apparecchi. La conclusione cui giunse fu una sola.
Le storie sono tante, alcune vere, altre no. Si sa che il dolore per la perdita di una persona cara può giocare gli scherzi più strani alla psiche umana, ma ridurre il tutto a una singolare forma di autosuggestione significa escludere ipotesi più interessanti. Una replica dalla scienza ufficiale non l’avremo mai e anche gli studiosi di casi insoliti, purtroppo, non sono in grado di fare maggiore chiarezza. Limitiamoci dunque a conservare una mente aperta e uno spirito curioso. Tanto curioso da rispondere senza paura la prossima volta che il telefono squillerà.
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