Proprio mentre le polemiche intorno all'uscita di Manhunt 2 si vanno sempre più inasprendo negli Stati Uniti come in tutto il mondo (www.horrormagazine.it/notizie/2737), ecco spuntare fuori uno dei tanti studi sociologici sulla violenza nei media che sembrano fatti apposta per gettare benzina sul fuoco.
Questa volta a fare da mantice è il professor L. Howell Huesmann, che in un suo articolo pubblicato sul mensile Journal of Adolescent Health presenta diverse raccolte di articoli scientifici e risultati di ricerche riguardanti la violenza di TV, videogiochi e film (molti dei quali appartenenti allo stesso Huesmann), confermando la correlazione fra media violenti e comportamenti aggressivi, sia nel lungo che nel breve periodo.
Le basi di queste affermazioni poggiano, per esempio, sullo studio di 400 soggetti fra i 7 e i 9 anni osservati mentre giocavano a hockey. Il risultato è che i bambini che avevano visto un film violento prima di iniziare la partita finivano per commettere più falli durante il gioco, mentre il contrario accadeva per i bambini sottoposti alla visione di film non-violenti. Anche nel lungo periodo si riscontrano le stesse conclusioni, in quanto i soggetti che in gioventù si sono ritrovati a essere più esposti alla violenza nei media, hanno visto crescere da adulti il loro livello di aggressività e di crimini commessi. Per tutte queste ragioni e simili, secondo il professor Huesmann i videogiochi e i media in generale possono essere considerati una minaccia alla salute pubblica.
Tuttavia, accettare tali ricerche a scatola chiusa può essere altrettanto pericoloso, oltre a contribuire alla crescita dei luoghi comuni intorno al mondo dei videogiochi. Lo studio di Huesmann, infatti, è contaminato da un obsoleto paradigma di ricerca comportamentistico di tipo stimolo-risposta, che pretende di isolare l'effetto dei media nei soggetti studiati senza tenere conto delle loro precedenti esperienze di vita sociale e dell' impatto che queste hanno sulla loro psiche e sulle loro scelte, cosa di per sé tuttora impossibile. Infatti, in altri studi condotti in maniera simile, si è spesso giunti alla conclusione che l'esposizione a videogiochi non provoca risposte negative di per sé (neanche a brevissimo termine), e che il grado di aggressività complessivo di un soggetto può essere determinato dall'ambiente e dalla personalità dello stesso.
Ciò prova quantomeno l'inverificabilità scientifica di questi studi (che siano pro o contro i videogiochi), perché spesso condizionati dal risultato che lo studioso si aspetta di ottenere ancor prima di iniziare il suo stesso lavoro di ricerca.
8 commenti
Aggiungi un commentoho sempre odiato questi luoghi comuni, i videogiochi violenti aumentano l'aggressività, si certo come no....
Siamo nel 2007 e ancora tocca sentire ste assurdità
Su, non prendetevela troppo con i poveri ricercatori.
Avevo letto di uno studio che dimostra l'esatto opposto.
Però, si analizzano gli omicidi commessi negli USA anno per anno.
Il risultato è che il numero di crimini violenti commessi tende a diminuire anno dopo anno (come del resto nella maggioranza dei paesi occidentali).
Ecco i dati ufficiali del Ministero della Giustizia USA
http://www.ojp.usdoj.gov/bjs/glance/viort.htm
La cosa simpatica è che il trend inizia a diminuire subito DOPO il 1994. Anno di introduzione della Playstation...
Dunque accoppare zombie marci, gangster e poliziotti è un'ottima valvola di sfogo per scaricare la frustrazione!
Io faccio kick boxing da 5 anni, ergo dovrei essere una macchina dispensatrice di morte visto che faccio cose "violente" live 3 volte a settimana.
Du palle davvero sti tizi.
Che poi si alternano con psicologi, sociologi, associazioni genitori, Chiesa... senza rendersi conto che non fanno altro che pubblicizzare il gioco di turno.
Tutto portato all'estremo può far male. Mi sembra più che ovvio. Del tipo che scopriamo l'acqua calda...
Anche se studi quindici ore filate (assumendo minimo dosi pesanti di caffenina...), ti stressi, diventi nervoso, e aggressivo.
Che poi, mi fa ridere lo studio sui ragazzini che giocano a hockey... sport che del contatto fisico "duro" è quasi la massima espressione...
Già a otto anni, quando giocavo a calcio, bastava una sfuriata tra il primo e il secondo tempo del mister a farmi tornare in campo più carico e incazzato - agonisticamente parlando - di prima. E la gamba col cavolo che la tiravo indietro...
Non avevo nient'altro da fare sto dottor "coso", che manco mi ricordo come diavolo si chiama.
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