Fra dibattiti e sedute di autografi, Stephen King sta promuovendo in giro per gli States The Best American Short Stories 2007, un’antologia da lui curata insieme a Heidi Pitlor. Come succede sempre in certi casi, i due hanno letto centinaia di racconti prima di selezionare i venti che sono andati a comporre il volume: storie dell’orrore, ma anche comiche, storie incentrate su donne-lupo, oppure su toga-party.

Nel corso delle serate, in cui sono stati letti anche estratti dal libro in compagnia di alcuni degli autori inclusi nella raccolta, King ha focalizzato la sua attenzione sulla questione del racconto breve. “Scrivere racconti brevi è ormai un’arte perduta. Siamo banditi” ha dichiarato. “Siamo soli là fuori.”

Nell’introduzione, l’autore lamenta difatti il declino del racconto breve: “Il genere ha ancora molto da offrire” afferma. “Ha la potenza di una grossa meteora in arrivo.” Ma solo gli scrittori o gli aspiranti tali, insomma, sembrano essere attratti da questo genere. Non i lettori. Una delle cause potrebbe risiedere nel fatto che la cultura accademica e l’insegnamento in genere tendono a privilegiare il romanzo o il racconto lungo, screditando indirettamente il racconto breve; così, nonostante i maggiori periodici pubblichino regolarmente racconti, il lettore finisce per evitare le raccolte.

Zio Stevie consiglia dunque di cercare racconti brevi di autori già amati, in modo da appassionarsi pure alla forma, e di imparare a non passare oltre, imbattendosi nelle raccolte, in libreria