Ci sono proprio tutti per il gran finale di Mortal Kombat: l’Armageddon. Da star come Sub-Zero e Scorpion a comparse come il giustiziere Stryker, che si sono riguadagnate eccezionalmente il contratto. Non manca neppure Liu Kang, l’eroe al quale, in questi ultimi anni, il creatore della serie Ed Boon ne ha fatte passare di cotte e di crude. Nel 2002 è arrivato addirittura a "ucciderlo": serviva un coup de théâtre per calamitare l’attenzione dei fan su Mortal Kombat: Deadly Alliance, il picchiaduro 3D che, per il decennale, avrebbe dovuto risollevare le sorti – e le quotazioni – di una saga non più di moda come un tempo.
Missione compiuta se oggi, dopo qualche altro milione di copie vendute e il ritorno di Liu Kang in versione zombi, siamo di fronte al terzo capitolo per Playstation 2, il quarto contando anche il picchiaduro a scorrimento Mortal Kombat: Shaolin Monks.
Pubblicato da Midway, l’etichetta storica della serie, Mortal Kombat: Armageddon è il commiato che Ed Boon dedica all’attuale generazione hardware, consegnando alla macchina Sony, la regina nera dei salotti (più di 110 milioni di console; un’enormità), l’intramontabile operazione nostalgia offerta dall’episodio riassuntivo delle gesta dei suoi sanguinari combattenti.
L’incipit? I guerrieri sono diventati così tanti – la schermata di selezione dei personaggi ne contiene sessantadue; tutti quelli che abbiano partecipato a un Mortal Kombat dal 1992 a oggi - che l’equilibrio dei reami è stato compromesso e l’universo rischia il collasso. Si attende ora una battaglia decisiva, preludio alla fine di tutto o a un nuovo inizio. Sembra che la seconda opzione sia quella scelta per il futuro da Midway, già al lavoro per riformare la serie in ottica Xbox 360 e Playstation 3, con l’idea di arrivare sugli scaffali entro il 2007.
La storia intanto si ripete e, sulla falsariga dell’antologia del 1996 incentrata sui capitoli bidimensionali (Mortal Kombat: Trilogy), Armageddon rappresenta l’opera omnia basata sul primo percorso 3D della saga, rinnovata – a partire da Deadly Alliance - nel profondo delle sue meccaniche di gioco, senza che ciò significasse però l’abbandono delle tradizioni. Modalità avventura e grottesche corse in macchina affiancano il cuore picchiaduro, gustosissimo mix di momenti classici, se non fascinosamente desueti (certe combo si incontrano solo in Mortal Kombat), e intuizioni prettamente contemporanee (la fluidità dei combattimenti di adesso nemmeno la si sognava negli anni ’90).
Dove Ed Boon si è spinto più in là è con l’aggiunta del sistema per costruire daccapo i propri campioni, definendone aspetto, stili di lotta, fino alla biografia. Dove è difficile dire se abbia fatto il passo più lungo della gamba è invece nella rivoluzione delle fatality. Dopo quattordici anni di colpi di grazia ad hoc, le violentissime mosse finali si trasformano in esecuzioni componibili uguali per tutti i personaggi. Lo spirito di Mortal Kombat resta comunque quello originale e, se tra un'arte marziale e l'altra siete alla ricerca del re dello splatter estremamente pop, non potete sbagliare.
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