228 numeri e 19 anni sono passati da quando quel primo albo a fumetti con la copertina nera e intitolato L’alba dei morti viventi fece la sua comparsa nelle edicole italiane. Nasceva Dylan Dog, pubblicato da Sergio Bonelli, firmato da Tiziano Sclavi. E Tiziano Sclavi, oggi, uno dei personaggi più amati dagli appassionati di fumetti, vincendo la sua nota propensione alla riservatezza e il suo odio per la mondanità, non ha rinunciato a partecipare alla cerimonia di inaugurazione del fondo che porta il suo nome, cerimonia che si è tenuta venerdì 30 settembre presso la biblioteca cittadina di Venegono Superiore (VA). 8000 volumi, ma Sclavi, che risiede proprio in questa cittadina lombarda, ne aveva offerti ben 15000 tra romanzi soprattutto horror e saggi che trattano di cinema, animazione, musica, occultismo. Libri, alcuni anche molto rari, che sono stati probabilmente sue fonti d’ispirazione e di citazione e suoi orizzonti letterari e che ora aprono le porte a nuove idee e iniziative. I volumi, insieme alla raccolta completa di Dylan Dog, sono stati catalogati da personale specializzato della Provincia di Varese e sono stati organizzati in un’apposita sala della biblioteca.
Sclavi, prolifico autore ora a riposo da qualche tempo (come si fosse preso una sorta di anno sabbatico un po’ allungato), scrittore di romanzi, poesie, soggetti e sceneggiature per il cinema e per il fumetto. Un tipo schivo che per anni non si è fatto vedere in giro, non ha concesso interviste, non si è fatto fotografare, non ha fatto telefonate e non ne ha ricevute. E anche venerdì scorso, dopo questa parentesi di “mondanità” alla biblioteca, è tornato forse nell’ombra, nella sua casa-eremo ai confini del bosco. Dove continua di certo a sognare storie che forse un giorno ci racconterà. Storie di ragazze bellissime, angeliche, con gli occhi verdi e le labbra carnose, ma anche con un segreto, un graffio, una cicatrice dentro al cuore, sull’anima. Storie di amori devastanti, di solitudini allucinanti. Storie di mostri, di assassini e di altri tipi strani.
Vale la pena di aspettare. Secondo me.
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