Sandro, Berto e Andrea uscirono per prendere la legna. Mario si tirò in piedi e sentì che aveva di nuovo bisogno di pisciare e li seguì.
Cosimo e Piero stavano addosso allo sconosciuto e ridevano e gli mimavano delle cose.
Mario spingeva forte oltre la rete e vide in alto, dentro la baracca della legna, la luce della torcia uscire dalle fessure tra le tavole. Fu allora che si alzò improvvisamente il vento dalla strada e gli portò sulla faccia la neve come minuscoli spilli e dovette ripararsi gli occhi con una mano e girarsi di lato, ma ormai s’era bagnato i pantaloni. - Porca puttana - disse. Il vento fischiava forte, una cosa mai vista e Mario s’attaccò alla rete con entrambe le mani e sentì un tonfo alle sue spalle, verso la baita, e poi un altro e sperò che le tegole fossero state legate una per una, e poi sentì la voce. Una voce sottile che poteva essere di una donna e anche di sua moglie, o di sua madre e sembrava dirgli qualcosa di brutto.
Mario aprì la porta della baita e dovette buttarcisi dentro per entrare, tale era il risucchio del vento. Allora vide Piero in braccio dello straniero. Lo straniero stava cullando Piero e lo stava baciando sul collo! Non avrebbe mai detto che Piero, che lavoravano insieme da tre anni fosse un, una…
Lo straniero alzò la testa lentamente e guardò Mario negli occhi e Mario si sentì colpevole di qualcosa e anche se vide il rivolo rosso di sangue all’angolo della bocca non pensò alla parola giusta per ciò che vedeva e rimase imbambolato mentre lo straniero adagiava il corpo di Piero sulla panca e si alzava in piedi. Lo straniero tese le braccia e le mani, come a dire vieni. Mario si mosse e ebbe paura perché lo straniero in smoking indossava guanti in lattice. Quando lo abbracciò Mario abbassò lo sguardo e vide Cosimo steso a terra.
Dentro la baracca della legna c’è odore di polvere e cose vecchie.
Berto - Ma chi cazzo sarà?
Andrea - Per me è un attore.
Sandro - Per me è un gelatiere, non so.
Andrea - Macché gelatiere, quello è un attore te lo dico io, un attore americano.
Sandro - E se fosse un americano della base di Aviano?
Andrea - Un militare? No no quello è un attore o un cantante. Io l’ho già visto porco zio… è una faccia, non so ma io l’ho gia visto.
Berto - Come si chiamava quell’attore che ha fatto quei film western, Klaus Kinski?
Andrea - No no non è lui, però adesso che mi dici… ma certo! Ci sono porco zio! Somiglia al cantante dei Rolling Stones! Ecco a chi somiglia.
Berto - Quello che fa tutti quei versi con la bocca, ma certo! Sì che ci somiglia, eccome.
Andrea - Però questo mi sembra così alto, grosso anche.
Berto - Non è lui, però c’ha qualcosa, la bocca non so…
Sandro - Io ho capito che si chiama Smith.
Andrea - Mister Smith… è un nome falso. Anche nei film, quando danno un nome falso è Mister Smith.
Sandro - Che ragione avrebbe per dare un nome falso?
Andrea - Per non farsi riconoscere, perché è un attore o…
Sandro - Con tutta la folla che c’è stasera! Ma dai. Gli abbiamo salvato la vita, e uno non dà un nome falso a chi lo tira fuori da…
Berto - Allora se mente è uno che ha qualcosa da nascondere.
Andrea - Io gli chiedo se è uno dei Rolling Stones…
Poi sentirono il vento. Un sibilo che tutti ammutolirono. Dentro il sibilo udirono delle voci, potevano essere quelle dei compagni, ma anche provenire da più lontano.
Sandro - Ma che cazzo…
Berto - Ma è vento?
Andrea - Porco zio.
Nessuno parlò delle voci che sentiva dentro il sibilo. Ma ognuno sentì la sua. Uscirono in fretta, curvi e con la legna sottobraccio. Andrea illuminava il turbine di neve che era diventato il sentiero in discesa.
- Porco zio! - disse Andrea aprendo la porta. - Che affari! Ehi avete sentito che ven…?! - poi le parole morirono.
Li stava aspettando in piedi, con le mani appoggiate sul tavolo. Sembrava un maestro di scuola arrabbiato con gli alunni attardati alla ricreazione.
Sandro spinse dentro Andrea. Berto imprecò qualcosa perché il vento lo faceva impazzire.
Lui alzò le mani, come fosse una messa e Andrea e Sandro lasciarono cadere la legna.
- Ma che cazzo fate?! - urlò Berto dietro di loro, ne dentro ne fuori dalla porta. Poi vide il prestigiatore con la bocca sporca e sembrava davvero che avesse il rossetto tutto sbavato e pensò che Andrea aveva ragione, somigliava proprio a quel cantante dei Rolling Stones.
4 commenti
Aggiungi un commentoBello, anizi bellissimo. E' talmente coinvolgente, che mi sento quasi un personaggio del racconto.Bravo Toni, continua così...!!
Visto che un giudizio sul tuo racconto non l'ho ancora espresso in privato, cosa ne penso non te lo dico nemmeno ora, in pubblico (però me lo sono segnato sull'agenda: "Scrivere Antonio G.B.".)
Ti posso anticipare solo una cosa: stile nitido e lineare, alla Bortoluzzi. Mauro
A me è piaciuta più la prima parte che l'ultima. A partire dal punto in cui viene rivelata la vera natura di "Smith", mi sembra che lo stile si abbassi un po', che saltino fuori un po' troppi cliché.
Comunque è una storia scorrevole e, nel complesso, ben scritta.
Tante, troppe parole per dire poco. Se non ci fosse stato il vampiro il racconto non avrebbe perso la sua valenza, improntata al dialogo tra ubriachi che non sono nemmeno bene caratterizzati. Quando lo scrivere è un esercizio fine a se stesso che ha, come finalità, il bisogno di misurare il grado d'ingenuità di chi leggerà.
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