Verrà inaugurata il prossimo 27 settembre al Metropolitan Museum of Arts la mostra fotografica The perfect medium: photography and the occult: un interessante itinerario visivo sull'impiego della fotografia come mezzo per comprovare l'esistenza del sovrannaturale.
Negli anni a cavallo tra il 1870 e il 1930, la convinzione che le macchine fotografiche avessero il potere di cogliere non solo le immagini di ciò che è visibile e corporeo, ma anche di quanto è invisibile ed effimero, produsse un gran numero di testimonianze fotografiche spacciate come incontrovertibili prove scientifiche dell'esistenza di quel grande invisibile punto di raccordo, tra il mondo reale e quello sovrannaturale, che la famosa medium russa Madame Blavatsky definì, non senza arguzia, "l'ufficio postale astrale".
Le fotografie in esposizione potranno sembrare al visitatore, di volta in volta, agggiaccianti, splendide, stranianti, affascinanti, o persino comiche senza che con ciò venga meno il loro valore intrinseco di registrazione visiva di un'epoca durante la quale truffatori, imbroglioni, millantatori e burloni prosperarono come mai era successo prima.
La mostra è in definitiva una finestra aperta su un periodo storico - perlopiù quasi dimenticato - durante il quale i sostenitori dello spiritismo e quelli del più ferreo razionalismo si davano battaglia sulle prime pagine dei quotidiani.
Nel 1869 il processo per frode contro il fotografo americano William Mumler – precursore della cosiddetta fotografia spiritica – divenne uno spettacolo pubblico senza precedenti e vide scendere in campo, per ognuna delle avverse fazioni, personaggi influenti come lo stesso sindaco di New York per l’accusa e per la difesa, addirittura, la vedova del presidente Lincoln che a suo tempo aveva ricevuto da Mumler una foto che la ritraeva insieme al fantasma del marito.
La fotografia spiritica divenne, in quel periodo, una “normale” forma di intrattenimento assai in voga nei salotti americani, ed è per questo che i più seri tra gli spiritisti europei presero sempre le distanze dal fenomeno. Nonostante ciò la moda dilagò ben presto in Francia e in Inghilterra e produsse un grande numero di associazioni i cui nomi sembrano tratti, pari pari, da qualche libro fantasy.
Il picco del fenomeno si ebbe durante il secondo conflitto mondiale ma la mostra di New York testimonia come non sia mai scomparso del tutto.
La rassegna include anche le celebri fotografie polaroid di un eclettico fattorino d’albergo, Ted Serios, che negli anni '60 dichiarava di essere in grado di fotografare i propri pensieri e queste immagini, a tutt’oggi, rappresentano uno dei casi più documentati e dibattuti e per le quali non è ancora stato possibile dare una spiegazione convincente.
L’esibizione di New York mostra quindi il percorso, attraverso l’evoluzione della fotografia stessa, di un fenomeno tanto caro ai nostri nonni da costituire parte integrante della loro quotidianità e, in un certo senso, anche della nostra dal momento che basta digitare su qualsiasi motore di ricerca la parola "fantasmi" per trovare una quantità di immagini che testimonierebbero l'esistenza di fenomeni paranormali.
Anche mantenendo una posizione agnostica o quantomeno scettica nei confronti delle manifestazioni esoteriche è comunque indubbio che una visita al Metropolitan potrebbe aiutare a compiere un interessante percorso in noi stessi e nelle nostre credenze più inconsce e radicate.
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