Un viaggio nell'ebbrezza del fantastico

C'era una volta un uomo che raccontava storie come fossero bicchieri di whisky: intensi, brucianti e capaci di far vacillare la percezione della realtà. Jean Ray, il "Poe fiammingo", torna a far riecheggiare la sua voce da taverna con I racconti del whisky, raccolta che trasuda alcol, nebbia e un orrore che si insinua sottopelle. L'edizione di Agenzia Alcatraz, dopo quella ormai esaurita pubblicata dalle Edizioni Hypnos nel 2013 nella collana Biblioteca dell'immaginario, riporta alla luce queste perle oscure, restituendo al lettore l'ebbrezza di una letteratura che danza tra il gotico, il surreale e l'onirico. Le storie di Ray non si limitano a intrattenere: trascinano il lettore in una dimensione crepuscolare, dove ogni cosa è distorta dal filtro dell'alcol e della paura. Sono racconti che nascono nei porti, nei vicoli umidi, tra marinai e reietti, nelle bettole dove si mescolano vite e fantasmi. La prosa è densa, ricca di immagini sensoriali, e sembra far ondeggiare la narrazione come se fosse vista attraverso un bicchiere colmo di spiriti forti. Non si tratta solo di horror: Ray è un maestro nell’infondere un senso di straniamento anche nelle situazioni più quotidiane. Un uomo può chiacchierare con un morto al tavolo di un bar, una finestra può celare mostri indicibili, e un bicchiere di whisky può trasformarsi in un portale verso l'ignoto.

Jean Ray, il maestro fiammingo del fantastico

Il fiammingo Jean Ray, uno dei grandi scrittori della letteratura fantastica del secolo scorso, fu un bizzarro personaggio, autore di autobiografie “immaginarie”, amante di Dickens e influenzato da William Hope Hodgson e dai suoi orrori marini. "I racconti del whisky" ("Les Contes du Whisky") è un volume fondamentale, in quanto rappresenta il suo primo libro pubblicato nel 1925 in Belgio, che all’epoca gli garantì una certa fama a livello locale. Successivamente, il libro venne ristampato dalla leggendaria casa editrice belga Marabout, che contribuì in modo determinante alla fortuna di Jean Ray, soprattutto in Belgio e Francia. L’antologia presenta quella che lo scrittore fiammingo riteneva in quel momento la sua produzione migliore. Alcuni dei racconti qui presenti finirono poi nella mitica e molto rara antologia "25 racconti neri e fantastici" (Baldini & Castoldi – 1963 poi ristampata di recente sempre da Agenzia Alcatraz). In questi racconti si possono notare alcuni riferimenti alla religione cattolica, retaggio del contesto in cui viveva, che dimostrano come la visione “filosofica” di Jean Ray fosse più tradizionale rispetto a quella di H.P. Lovecraft. Tuttavia, il culto di entrambi per la narrativa di William Hope Hodgson avvicinerà, in alcuni racconti, le tematiche trattate dai due scrittori.

Tra macabro e fantastico: i racconti più memorabili

Non tutte le storie de "I racconti del whisky" appartengono al fantastico, ma il livello della scrittura si mantiene sempre eccellente, e vi si trovano autentiche gemme del macabro. Tra queste spicca "Irish Whisky", storia di una terribile vendetta in cui un meschino personaggio senza scrupoli, a seguito di una maledizione, si trasforma in un ragno—una suggestione che ricorda "Il Ragno" di Hanns Heinz Ewers. Notevoli anche "La finestra dei mostri", in cui la realtà quotidiana si deforma assumendo sembianze fantastiche, e "Nelle paludi del Fenn", racconto che descrive l’incontro tra un uomo e una creatura abominevole. "Gli strani studi del dottor Pauknenschlager" tratta invece la tematica della quarta dimensione e richiama alcune storie fantascientifiche di Clark Ashton Smith. Da ricordare poi "La notte di Camberwell"—dove in un quartiere desolato di Londra si aggirano orrori senza nome—e "Il guardiano del cimitero", un capolavoro in cui la tematica del vampirismo è trattata in maniera magistrale, diventando un vero modello per il genere.

L’edizione curata da Agenzia Alcatraz ha il pregio di mantenere intatta l’atmosfera originale dell’opera, riproducendo, come di consueto per la collana Bizarre, la copertina dell’edizione Marabout con l’illustrazione originale di Henri Lievens. Inoltre, il volume è arricchito da alcuni racconti provenienti dall'antologia di Jean Ray "La croisière des ombres" del 1931. L'introduzione di Max Baroni offre un’interessante chiave di lettura sul contesto storico e letterario dell’opera. La traduzione restituisce tutta la musicalità della prosa di Ray. "I racconti del whisky" è nn libro che si legge come si sorseggia un distillato antico: lentamente, lasciandosi avvolgere dal calore e dal brivido che scivolano lungo la gola. Jean Ray ci invita a sederci con lui al tavolo del bar, a lasciarci cullare dalla sua voce ipnotica e dalle ombre che essa evoca. E noi, lettori ebbri di storie, non possiamo far altro che accettare l’invito.