Massimo Junior D’Auria nasce nel 1989 a Napoli. È laureato in Lettere Moderne alla Federico II e diplomato alla Scuola Italiana di Comics in Sceneggiatura e Storytelling. Ha scritto e pubblicato opere di narrativa e a fumetti con diverse realtà, il suo ultimo libro è Atroponauti (Human, Pubme, 2020). Ha lavorato come editor e traduttore per diverse realtà, avendo modo di tradurre anche personaggi iconici come Batman, Superman e Flash. Ha curato collane editoriali di genere (horror, noir e thriller) per piccoli editori. Attualmente si occupa di Social Media come libero professionista ed è il nuovo curatore della neonata collana Folclore Oscuro dedita al folk horror per i tipi di Delos Digital.

1. Cosa ti ha avvicinato al genere folk horror e cosa ti ha spinto a curare la nuova collana Folclore Oscuro di Delos Digital dedicata a questo genere?

Il folclore è un argomento che mi interessa da sempre. Perché credo molto nella riscoperta delle proprie radici e nella conseguente consapevolezza che questo processo comporta. Dunque per me tutto questo passa anche attraverso il folclore e le sue tradizioni. Essendo l’Horror una delle mie comfort zone, mi è venuto subito naturale pensare a quanto questo genere fosse influenzato dal folclore in modo diretto e indiretto. La mia proposta a Delos Digital è stata proprio quella di riscoprire quindi l’elemento orrorifico o comunque dark del folclore nazionale e internazionale, dandogli nuova linfa e riscoprendo quindi il ruolo di alcune figure che molti conoscono poco o nulla. 

2. Il folk horror spesso affonda le radici in miti e tradizioni antiche. Quanto è importante l’elemento storico e folkloristico nelle opere che selezioni per la tua collana?

È fondamentale. Sappiamo benissimo che molto spesso determinate tradizioni sono tutt’altro che cristallizzate e cambiano connotazione anche in due contrade o paesi molto vicini, quindi la mia ricerca non è mai atta a trovare il racconto che segue solo la tradizione dominante. Mi ispirano anche quelle magari minoritarie o dimenticate. Tuttavia quello su cui non posso prescindere è appunto l’elemento folcloristico che per me non può mai mancare. È proprio il fulcro attorno a cui far ruotare tutta la vicenda. Dal punto di vista storico invece, non ho predilezioni, le prime storie selezionate coprono diversi archi temporali. Di certo per me è importante che l’autore che sceglie periodi storici diversi da quello attuale sappia ben destreggiarsi e non risulti impacciato o anacronistico.

3. Quali sono i criteri principali che segui nella selezione dei libri da pubblicare? Preferisci opere inedite o riscopri e riproponi testi classici?

Per me ogni storia deve avere due elementi fondamentali: l’horror (o comunque il dark) e il folclore. Storie in cui questi due pilastri sono trattati molto alla lontana non possono far parte della collana. È chiaro che soprattutto l’elemento dark possa essere davvero così sfaccettato da assumere tantissime sfumature, ora più leggere, ora più accentuate. Al momento ci stiamo focalizzando su opere inedite. Non è la prima volta che curo una collana editoriale quindi per me è fondamentale scoprire sempre nuove voci che possano dare nuova linfa al genere. Sono sempre alla ricerca di nuove prospettive e di nuove idee che possano essere valorizzate. Certo è che la possibilità di riproporre testi classici può essere una sfida interessante, ma è qualcosa che sicuramente non è una cosa che valuterò nel breve-medio termine.

4. Il folk horror è legato profondamente al territorio e alle culture locali. C'è un'area geografica o una tradizione culturale che influenza particolarmente le tue scelte editoriali?

Al momento non mi sono posto limiti. Sicuramente ho un occhio di riguardo per le tradizioni culturale italiana, perché penso che molto spesso vengano accantonate senza reali motivi, però non voglio pormi limiti in tal senso.

5. Noti delle nuove tendenze nel folk horror contemporaneo? Quali tematiche stanno emergendo negli autori moderni?Credo che una della tendenze massime del folk horror contemporaneo sia quello di mettere la comunità al centro. Tuttavia non sempre in senso positivo, perché la comunità arriva a schiacciare l’individuo e sottometterlo. Eppure la forza di quel legame spesso non viene meno. La cosa che però mi piacerebbe fare nella collana è quella di non rinchiudere le storie nei recinti dell’ambiente rurale. Credo che l’elemento folcloristico possa essere rilevante anche in particolari quartieri e città urbani. Il folk horror può davvero permeare ogni cosa, se ci pensiamo. Tali radici esistono in ognuno di noi, anche nei cittadini che hanno sempre e soltanto vissuto nei contesti urbani. Nel nostro piccolo, quindi, cercherò anche di proporre storie che esulino dal contesto rurale.

6. Il folk horror ha avuto una grande influenza anche nel cinema. Pensi che ci sia uno scambio continuo tra letteratura e film in questo genere? Ci sono opere cinematografiche che influenzano le tue scelte editoriali?

Sì. Penso che in realtà, da sempre, i vari media si parlino. Non solo cinema e letteratura, ma anche il fumetto interviene in questa continua conversazione. Così come le serie tv. Al giorno d’oggi questi vari media interloquiscono in maniera ancora più profonda rispetto a prima, rendendo i confini, seppur esistenti, a volte un po’ più labili. Però, secondo me, tale discorso procede più nell’influenzare gli autori che il resto della filiera editoriale. Per quanto credo si debba tenere sempre conto del contesto generale, sia in senso negativo, sia in senso positivo. Cercando di trovare, come sempre, il giusto compromesso.

7. Quali pensi siano le ragioni per cui il folk horror continua a suscitare interesse nel pubblico? Noti un pubblico più ampio rispetto a qualche anno fa?

Credo che l’horror in generale, seppur in modo particolare, parli a tutti noi. Questo si sente ancora di più nel caso del folk horror perché ovviamente perché c’è un focus ancora più rilevanti sul contesto e sulle nostre radici. Secondo me, sì. C’è una maggiore attenzione rispetto a qualche anno fa nei vari media. Ma, in generale, credo che ci sia un’attenzione maggiore verso l’horror, nonostante alcuni attori della filiera editoriale facciano finta di niente. Mi è capitato diverse volte di andare in librerie e trovare Stephen King nello scaffale del giallo, magari con It. Questa è una miopia che spesso colpisce un certo tipo di editoria, che per alcuni versi cerca di inserire dodicimila etichette, facendo addirittura diventare i target un tipo di genere e nello stesso tempo semplifica all’osso altre cose.

8. Come bilanci il rispetto per la tradizione folk horror con la necessità di innovare e sorprendere il lettore moderno?

Questa è una sfida assolutamente importante. Perché certe figure dell’orrore sono state usate così tanto che diventa complesso raccontare qualcosa di nuovo o comunque qualcosa di rilevante. Il mio obiettivo è che comunque il lettore legga storie horror o dark che gli lascino qualcosa, che valgano la pena di essere lette. Che raccontino una storia significativa. Ecco questo è l’obiettivo principale che vorrei veicolare con questa collana.

9.  Lavori con autori internazionali? Quanto è importante per te il dialogo tra diverse tradizioni di folk horror nel mondo?

Al momento no. Al momento ci focalizziamo su autori italiani, però mi fa piacere inserire anche elementi folclorici che possano essere pertinenti ad altre tradizioni. Seppur ovviamente con uno studio di base dell’elemento che viene inserito nella storia.

10.  Puoi darci qualche anticipazione sui progetti futuri della collana? Ci sono tematiche o autori che vorresti esplorare?

Allora proprio a ottobre è uscito un racconto molto interessante sul folclore sardo, scritto da Letizia Loi, si intitola Gavina: La Jana Accabadora. Il racconto è un retelling di Giselle che però mescola sapientemente le tematiche di cui tanto ho parlato in questa intervista. La prossima uscita invece si focalizzerà su delle figure diverse del Folclore nazionale e internazionale, ma non voglio ancora anticipare nulla. Il racconto è scritto da Serena Aronica ed ha sicuramente una componente orrorifica più accentuata. Entrambi, per me, sono racconti che gli appassionati apprezzeranno!