Per chi ha letto Storie delle serie cremisi di Lucio Besana, L’innocenza del buio, libro da lui scritto insieme a Roberto De Feo, potrebbe risultare spiazzante.
In questo libro non c'è nulla delle atmosfere torbide e ligottiane dei racconti pubblicati per i tipi di Edizioni Hypnos. Il linguaggio è più mainstream e molto semplificato e scorrevole.
Più Stephen King che Ligotti quindi, d’altra parte la collana Macabre - di qui fa parte questo volume – è pensata proprio per omaggiare il maestro del Maine.
Questo non significa che L’innocenza del buio sia meno valido. Ci troviamo indubbiamente di fronte a un romanzo dalla scrittura più convenzionale, ma non per questo meno gotico.
La vicenda si snoda su due piani temporali differenti (il 1919 e il 2019) e racconta di quattro ragazzini che sembrano condividere ricordi di un oscuro passato, un passato che li ricollega a un castello a Vana, al confine con la Francia. Qui vivevano ospiti di Madame Poitier, una signora che si occupava di loro facendosi chiamare mamma.
I quattro vengono quindi riuniti per un esperimento dallo psichiatra infantile Christian Basili che, assieme alla sua compagna Sara, li porta indietro nel tempo alla ricerca dei fantasmi sepolti nel loro inconscio.
Il punto forte di questo romanzo è la caratterizzazione dei personaggi e, in particolare, dei bambini. In questo ci ho ritrovato molto del King di It.
L'ambientazione poi, che fa uso del castello come classico topos della narrativa horror, riporta alla memoria anche L'incubo di Hill House di Shirley Jackson e Shining di Stephen King.
L’innocenza del buio ci parla dell’esistenza del male, un male insito nell'animo umano e che infine ha la sua incarnazione simbolica.
Ciò che è avvenuto nel castello viene rivelato in maniera graduale, in un crescendo di suspense che tiene il lettore incollato alle pagine.
I ragazzini, stimolati dalle ombre del passato, piano piano fanno riemergere l’orrore di quel che è avvenuto in quel luogo. Un orrore che risulta ancora più inquietante e perverso quando si scopre chi è a metterlo in atto. Un orrore che è parte della realtà e che darà origine all’incarnazione di una forza maligna .E già solo l'incontro con alcuni vecchi abitanti di Vana lascia intuire che qualcosa di terribile è successo in quel castello nel 1919 .
Un sadismo sottile ammanta l'intera storia.
Se l'incipit è molto ben riuscito e riesce a coinvolgere immediatamente il lettore, la parte centrale è forse un po’ lenta, in preparazione del finale ricco di colpi di scena.
Un bel libro in definitiva: intrattenimento fatto con classe.
Probabilmente in alcuni punti il libro manca di coraggio, si sarebbe potuto scavare ancora di più nel torbido, ma forse non era questo l'obiettivo degli autori e molto dipende anche dal gusto personale.
Per certo, L’innocenza del buio è un libro che si lascia leggere con piacere e quindi consigliatissimo.
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