Vita (e morte) di un gentiluomo. Infanzia, gioventù, e ultimi giorni di Howard Phillips Lovecraft è un volume appena pubblicato da La Torre Editrice e curato da Pietro Guarriello, uno dei massimi esperti italiani di Lovecraft e di letteratura fantastica.
Nel libro troviamo, pubblicato per la prima volta in Italia, Diario di morte nella rielaborazione di Robert H. Barlow. Il diario originale di Lovecraft, che descrive in maniera cruda i sintomi e gli effetti della malattia che lo stava portando alla morte, è purtroppo andato perduto.
Nell'introduzione, Gianfranco De Turris scrive:
Ci si può chiedere se tutto ciò sia lecito, se non sia, come spesso si dice, guardare dal buco della serratura quando si scrive la biografia di chi se lo merita. Senza ipocrisie, senza falsi moralismi e senza infingimenti, almeno riguardo a Lovecraft, la risposta è negativa. No, interessarci di questi aspetti personalissimi se non addirittura intimi non è un ficcanasare pruriginoso, ma l’interesse a particolari, anche minori e minimi, della vita di chi meriti si indaghi su di essa per capire sino in fondo chi era compiutamente questa personalità che ci affascina tanto ancora oggi.
E a conferma di quanto detto da De Turris, leggendo questo libro che racconta l'infanzia e la morte di Lovecraft, se comprende più profondamente il perché questo autore abbia conservato intatto il suo fascino.
Oltre al citato diario troviamo infatti alcuni scritti fondamentali come quelli a sfondo biografico di Kenneth W. Faig, uno dedicato ai genitori e l’altro alla sua giovinezza, che rappresentano un complemento indispensabile per chi ha letto la monumentale biografia Io sono Providence di S.T. Joshi, pubblicata in tre volumi per i tipi di Providence Press.
Joshi stesso ha infatti ammesso di aver attinto dal lavoro capillare di Kenneth W. Faig, il cui unico limite era quello di essere un dilettante e quindi di scrivere in maniera sciatta. Ma, al di là dello stile, le informazioni che ci fornisce sui genitori e sulla vita giovanile di Lovecraft sono di importanza essenziale e smontano alcuni luoghi comuni.
Sono molte le testimonianze che raccontano di Lovecraft come di una persona eccentrica, eccentricità sì frutto della triste storia familiare.
Il ritratto che Clara L. Hess ci restituisce della madre di Lovecraft (nel saggio I genitori di Howard Phillips Lovecraft) è illuminante e conferma l’influenza nefasta che la donna ha avuto sulla sua vita.
In particolare Hess, a proposito di una sua visita a Sarah Susan Phillips Lovecraft, scrisse:
La casa aveva una strana aria viziata e un’atmosfera che sembrava misteriosa e con la Signora Lovecraft che parlava in continuazione di quel suo disgraziato figlio che era così orrendo che si nascondeva da tutti e a cui non piaceva camminare per strada dove la gente lo potesse fissare.
Vorrei sottolineare poi che il saggio Howard Phillips Lovecraft. I primi anni (1890-1914) di Kennetth W. Faig contenuto in questo volume non era stato più ristampato dal 1974, e rappresenta dunque un’autentica rarità.
Ma il ricordo più toccante contenuto in questo volume è forse quello del suo amico Harold W. Munro: Lovecraft, il mio amico d’infanzia.
S.T. Joshi analizza invece la sua produzione giovanile mentre L. Sprague de Camp e John T. Dunn offrono un altro spaccato dei suoi primi anni.
E ancora lo scritto di R. Alain Everts, Morte di un gentiluomo. Gli ultimi giorni di Howard Phillips Lovecaft, pur stilisticamente non perfetto, risulta essere un altro documento prezioso.
Ho poi trovato commoventi le testimonianze dei lettori di Weird Tales una volta appresa la notizia del suo decesso.
Traspare, dai commenti riportati, la comprensione della scomparsa di un genio, di uno scrittore che, pur scrivendo su una rivista pulp come Weird Tales, è da considerare come il degno successore di Edgar Allan Poe.
In definitiva Vita (e morte) di un gentiluomo. Infanzia, gioventù, e ultimi giorni di Howard Phillips Lovecraft è un libro che tutti i seguaci del culto del Solitario di Providence dovrebbero possedere. Da segnalare inoltre il ricco apparato fotografico.
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