C’è un mio racconto preferito di Lovecraft? Sì. Non è Il richiamo di Cthulhu e neanche Le montagne della follia. È un po’ meno famoso, almeno a giudicare dalle trasposizioni. S’intitola La ricerca onirica del misterioso Kadath (The Dream-Quest of Unknown Kadath), cui da ora in avanti mi riferirò solo con La Ricerca.
C’è tutto Lovecraft dentro, almeno secondo me.
Lovecraft è soprattutto noto in quanto padre (o comunque autore più influente) del cosiddetto horror cosmico, ma tale genere non è stato l’unico esplorato dal grande di Providence.
I primi racconti horror di Lovecraft sono più vicini al filone gotico, già saldo ai suoi tempi.
Solo in seguito, interessatosi di astronomia, si dedica a quella commistione di horror e fantascienza che oggi chiamiamo per l’appunto horror cosmico.
Frattanto, Lovecraft sperimenta con ottimi risultati la scrittura in un terzo genere, l’onirico, influenzato soprattutto da un altro grandissimo autore, contemporaneo ma attivo già da alcuni anni, lo scrittore e drammaturgo anglo-irlandese Edward John Moreton Drax Plunkett, 18° Barone di Dunsany. Lord Dunsany, se preferite.
Merita sottolineare che Lovecraft ne era grandissimo stimatore e personalmente non posso che condividerne il parere, quindi vi consiglio anche di mettere le mani sulle scritture di Dunsany.
Forse per via degli incubi di cui Lovecraft soffre sin dalla più tenera età, i suoi racconti onirici tendono ad assumere tinte più fosche rispetto a quelli di Dunsany (in cui comunque non mancano storie a dir poco macabre).
Ciò nonostante, si può facilmente riconoscere la stessa ricerca di atmosfere grandiose, impossibili e malinconiche, paesaggi e storie che sembrano ritagliati sul termine “fantasmagoria”.
La Ricerca non solo rappresenta l’apice del filone onirico lovecraftiano, ma anche il punto d’incontro con gli altri due principali generi trattati dall’autore: gotico e orrore cosmico.
È per questo che La Ricerca dal mio punto di vista è l’opera più rappresentativa di Lovecraft. Ogni declinazione della produzione dell’autore è presente in questa storia al confine tra il racconto lungo e il romanzo breve (è la seconda opera di Lovecraft per lunghezza dopo Le montagne della follia).
La presenza di Lovecraft in questo testo è letterale: il protagonista della storia, il Viaggiatore delle Terre del Sogno Randolph Carter, altri non è che l’alter-ego di Lovecraft stesso.
Come si può facilmente intuire dal titolo, il racconto si sviluppa attraverso un viaggio e l’autore ci accompagna attraverso le Terre del Sogno con una precisione che farebbe invidia alle migliori guide turistiche.
Sapete quelle storie che vi fanno venir voglia di viaggiare? Ecco, La Ricerca è uno di quelli.
Solo che invece di prenotare un aereo vi viene voglia di coricarvi e scendere i gradini che vi portano all’ingresso delle terre del sogno. Se dicessi che non l’ho mai fatto, mentirei.
Carter è un viaggiatore navigato e mosso da un singolo obiettivo: raggiungere e ammirare prima del proprio successivo risveglio la vetta del mitico e pressoché inaccessibile monte Kadath.
La forza che lo muove è, per me, quella che dovrebbe accompagnarci in ogni peregrinazione, inclusa quella che chiamiamo vita: la curiosità, il desiderio di conoscenza.
Carter non è un eroe, ma l’odissea che vive avrebbe messo in ginocchio la maggior parte dei personaggi che si sarebbero potuti definire tali.
Non è infatti un viaggio facile il suo.
Viene catturato da mostruosi schiavisti e ghermito dai terrificanti magri notturni, le creature che popolavano gli incubi infantili di Lovecraft.
Non sono doti straordinarie a permettergli di sfuggire a questi ostacoli. Sono il suo entusiasmo inesauribile, la sua flemma e il relativismo con cui affronta le avversità.
È infatti il buon carattere che gli fa stringere quelle alleanze che lo tirano fuori dai guai in almeno un paio d’occasioni.
In suo soccorso intervengono per primi i gatti di Ulthar. Animali non scelti a caso, vista la passione dell’autore per i nostri amati felini (non vi piacciono i gatti? Malissimo!).
A salvarlo da morte certa la seconda volta sono alleati ben più sinistri. Si tratta infatti dei ghoul dell’Altopiano del Leng, guidati dal suo vecchio amico, tale Richard Pickman, protagonista di uno dei primi racconti gotici di Lovecraft.
Ecco quindi che l’onirico qui si incrocia col gotico.
Non descriverò in dettaglio tutte le peregrinazioni di Carter, ma il suo viaggio lo porterà in distese aride fino al cospetto del Dio Esterno Nyarlathotep.
Siamo al finale, in cui l’orrore cosmico la fa da padrone, chiudendo il cerchio della produzione letteraria di Lovecraft.
Non solo l’intrepido viaggiatore sopravvive all’incontro col Caos Strisciante, ma si ritrova anche ad un incontro fin troppo ravvicinato con la più potente tra le terrificanti divinità dei Miti, fornendoci una vaga ma suggestiva visione di Azatoth e della sua immonda corte.
Il finale, che ovviamente non rivelo, è degno del resto di quest’incredibile viaggio in cui onirico, gotico e cosmico s’incontrano e scontrano in un equilibrio perfetto di suggestioni mozzafiato, momenti di puro terrore e straordinarie avventure.
Non tutti forse possiamo raggiungere il Kadath, a me ancora non è mai riuscito, ma questa storia ci indica un percorso e ci mette in guardia dai pericoli del viaggio. Ci invita alla ricerca.
Personalmente non ho mai avuto tanta urgenza di dormire come ogni volta che ho finito di leggere La Ricerca.
Una storia da sogno, letteralmente.
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