Che cosa crea intimità tra un uomo e una donna che non si conoscono?
Uno sguardo malizioso?
Un brillante scambio di battute?
No, i morti.
Sono i morti con la loro aurea spirituale a creare sul loro altare un luogo esclusivo, sono loro a richiamare a loro due anime affini.
George Stransom ha un rapporto speciale con i suoi morti, in troppi lo hanno lasciato ma un posto speciale va a sua moglie Mary Antrim che ricorda ancora quotidianamente con tenerezza e trasporto.
Il suo ricordo è talmente vivo da sentirla presente, ospite puntuale nelle sue stanze e nelle malinconie serali.
Il solo pensiero di potersi risposare lo riempie di disgusto e ripugnanza dal punto di vista personale, così come da quello formale e burocratico, non si possono avere due mogli.
A poco a poco egli aveva preso l’abitudine di soffermarsi sui suoi morti ad uno ad uno, e piuttosto presto nella vita aveva cominciato a pensare che andasse fatto qualcosa per loro. E loro erano lì, accanto a lui, forti di quell’essenza semplificata, più intensa, di quell’assenza consapevole, di quella pazienza eloquente, così corporei e presenti che pareva avessero soltanto perduto l’uso della parola.
La solitudine del suo salotto diventa però troppo stretta per le sue necessità spirituali.
Casualmente si ritrova in una chiesa e qui realizza un altare da dedicare a tutti i suoi defunti, in questo luogo di preghiera permeato dal silenzio e alimentato dalla preghiera, Stransom trova la sua dimensione.
Le visite alla chiesa diventano assidue, qui di solito è solo, solo una compagna dimostra la sua stessa dedizione, una donna vestita a lutto, con lo sguardo piegato dalla sofferenza e l’andatura retta della dignità.
Il nobiluomo intuisce l’origine semplice e nota la sua fine bellezza, quella data più dall’espressione virtuosa che dalla dote fisica e pian piano ne resta affascinato.
L’altare dei morti diventa luogo di condivisione, momento di intensità e trasporto, spazio di intimità dove i due si riconoscono uniti dalla stessa necessità di aggrapparsi al passato.
Nel momento in cui Stransom comprende che la presenza della donna è preferibile a quella dei suoi morti, smette per un periodo di frequentare la chiesa, non può tradirli.
La donna è diventata una distrazione e lui sta perdendo la purezza della sua
abnegazione.
Ma cosa lo lega ai defunti?
I momenti vissuti insieme, ciò che queste persone scomparse sono state per lui, ma soprattutto ciò che lui è stato per loro.
È la malinconia a nutrirlo, così come il ricordo dei suoi propositi di felicità.
Stransom restando attaccato a loro prova a fermare il tempo, ora che Mary e gli altri non ci sono più non è più possibile realizzare la propria felicità, essa è scomparsa con loro.
Ci si può solo accontentare e vivere in modo dignitoso.
L’onorabilità.
Ecco un altro tema centrale di questo libro.
La fedeltà della donna ai suoi morti è ammirevole, essa come Stransom scopre, non è sposata e a loro dedica se stessa.
Si conserva per loro, e solo a chi è scomparso dedica i suoi rimpianti e le sue lacrime.
Stransom e la sua compagna scoprono la compatibilità che li unisce ma non è il futuro a decidere, sono le ombre del passato ad ancorarli e a decidere per loro.
Mentre sono a metà libro con il giubilo nel cuore che sempre mi prende quando leggo Henry James, penso che solo la sua genialità poteva legare la sfera sentimentale a quella dei morti.
Quale ammirevole modernità in questa realizzazione.
Eppure a pensarci bene, il culto dei defunti è da sempre presente nelle nostre feste, è una forma di rispetto per ciò che è stato e sarà, per il tempo che non risparmia e per una dimensione sconosciuta e vicina.
L’Aldilà sussurra ai nostri sensi, ci sfiora avvicinandosi con familiarità, con quella confidenza di chi tutto conosce.
È questo un luogo di profonda purezza dove mantenere intatta la propria identità, in un rapporto costante tra ciò che è stato e il divenire.
Halloween ci ricorda questo mondo vicino e Henry James lo descrive, come sempre, in modo mirabile utilizzando dettagli precisi e prendendo spunto dalla complessità delle relazioni.
La letteratura classica ci regala gioielli da riscoprire e per me questa è stata l’occasione giusta.
E allora in questo Halloween non fatevi scappare L’ALTARE DEI MORTI, Henry James come sempre non vi deluderà.
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