Non ci sono dubbi, il nuovo numero di Hypnos è un’autentica bomba per gli appassionati di narrativa horror!
In copertina campeggia il nome di Ramsey Campbell, da qualcuno considerato (come nel caso dell’esegeta di H.P. Lovecraft, S.T. Joshi) come il più grande scrittore horror vivente.
Si tratta di un punto di vista opinabile ma indubbiamente Campbell è un gigante del genere.
In Italia l'autore inglese ha un po’ subito la stasi (eccezion fatta per Stephen King) del genere horror e già da un po' è assente dagli scaffali delle librerie.
Ci ha pensato Edizioni Hypnos, pubblicando di recente la novella “lovecraftiana” L'ultima rivelazione di Gla'aki, a rinnovare l’interesse per quello che è un maestro dell’horror contemporaneo, con all’attivo romanzi iconici come La bambola che divorò sua madre (1976), La faccia che deve morire (1979) e La setta (1981).
Questo numero 13 della rivista risulta così un’occasione succulenta per i seguaci di Ramsey Campbell: ci vengono proposti un’intervista (con domande di Andrea Vaccaro, Ivo Torello e Matteo Carnio) e uno splendido e pauroso racconto inedito intitolato Lo schema.
Nell’intervista lo scrittore sottolinea come, secondo lui, l’horror contemporaneo
è un genere decisamente unico
e quindi ancora vitale.
Il testo presentato (The Pattern) risale alla metà anni ‘70, poi inserito nella leggendaria raccolta Dark Companions purtroppo ancora oggi inedita in Italia. Sarebbe forse auspicabile che le stesse Edizioni Hypnos rendessero finalmente disponibile questa antologia anche in Italia.
In Lo schema troviamo protagonista una coppia formata da una scrittrice e da un pittore che si sono rifugiati in un cottage della campagna inglese. Ma l’apparente tranquillità viene incrinata (oltre che da un’atmosfera ambigua che regna fin dall’inizio) da un mistero che si palesa, inizialmente, con il lamento di una voce misteriosa. Su tutto sembra però pesare uno “schema” di orrore preordinato e sotteso nella realtà delle cose.
Siamo di fronte ad una storia notevole che riesce realmente a inquietare il lettore suggerendo l'esistenza di una dimensione metafisica del Male.
Il fatto che la narrativa breve horror sia entrata in una fase di “crisi e tracollo” ci viene confermato dall’ottima disamina che Francesco Ceccamea fa del fondamentale volume (pubblicato peri tipi di Armenia) Il colore del male, una vera e propria bibbia per il neofita dell’horror a cura dell'esperto David G. Hartwell. Si tratta di un libro che ancora oggi si trova a prezzi accessibili nei mercatini dell’usato e in rete e che rappresenta una sorta di “iniziazione” a tutte le sfumature del genere. Mi sento di consigliarlo caldamente a tutti coloro che vogliono approfondire l’argomento.
Ma questo numero di Hypnos non si ferma certo a Campbell e ci presenta alcuni racconti assolutamente degni di interesse.
In particolare ho trovato notevole Egnaro di M. John Harrison, autore che deve molto alla tradizione di un autore come Arthur Machen che viene da lui riletto in maniera originale. A me personalmente questo racconto ha ricordato anche qualcosa di Borges anche se su un piano più weird e di genere.
Ci sono poi Michael Cisco e Hugh Walpole, due scrittori agli antipodi. Se Cisco è un rappresentate delle nuove tendenze del weird contemporaneo, Hugh Walpole si situa invece nel florido filone del fantastico inglese dell'inizio del XX secolo.
Spazio poi al racconto vincitore del Premio Hypnos, Chiaro di luna di Valentina Ramacciotti che ci svela le raffinate e oniriche qualità di questa autrice.
Termina con questo numero inoltre la Strana storia dell’arte di Ivo Torello.
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