Finalmente, dopo un lungo periodo di pausa, torna la mitica rivista Studi Lovecraftiani della Dagon Press di Pietro Guarriello consacrata allo studio di Howard Phillips Lovecraft e dei Miti di Cthulhu. La spettacolare copertina è opera di Pietro Rotelli, Deus Ex Machina della fanzine Voci da R’lyeh.
Questo numero 20 si presenta molto bene fin dall’articolo iniziale di Jari Padoan: Il richiamo di Lovecraft: Qualche considerazione sull’eredità culturale del Sognatore di Providence. Le argomentazioni di Padoan sono in gran parte condivisibili, viene messo in luce come quella di Lovecraft fu “un tipo di narrativa fantastica decisamente particolare per il pubblico americano medio degli anni Venti e Trenta, e nel suo essere originale e innovativa, nella sua personale teoria dell’orrore venne perlopiù tacciata di astrusità”. Il Maestro di Providence, pur facendo propria la lezione di Edgar Allan Poe, se ne distaccava proponendo un orrore di tipo “cosmico” e antiantropocentrico.
Giustamente si sottolinea l’importanza avuta da August Derleth e Donal Wandrei (tramite la casa editrice Arkham House) nella divulgazione della memoria “lovecraftiana”. Padoan parla poi della diffusione della narrativa lovecraftiana in Italia (in ritardo rispetto alla Francia dove, già negli anni ‘50, era diventato una figura di culto). Viene citato I ratti nel muro, apparso nell’antologia Un secolo di terrore della Sugar Co., come la prima traduzione in Italia di un suo racconto a cura del compianto Bruno Tasso.
In realtà la prima traduzione italiana di H.P. Lovecraft è L'Estraneo, pubblicato in prima assoluta su Pandora, A. II, n. 1, Roma, gennaio 1954. Pandora non era una rivista fantasy o weird, ma un mensile di racconti mainstream, edito dal critico d'arte Alessandro Ronzon. Successivamente la stessa traduzione di L’estraneo venne ristampata in Romanzi e racconti della Sadea-Sansoni di Firenze.
Molto interessante la parte finale di questo saggio dove si parla del Lovecraft filosofo e conservatore: la sua figura viene affiancata a quelle di autori apparentemente molto lontani da lui come Cesare Pavese, William Butler Yeats, Yukio Mishima e Pierre Drieu La Rochelle, Ezra Pound e anche l’ultimo Pasolini.
Davide Arecco ci parla invece dei Grimori maledetti e libri impossibili nella letteratura di ambito lovecraftiano. Si evidenzia come la fonte del famigerato Necronomicon sarebbe da ricercare nel Sauthenerom (Il libro della legge della morte). Un tomo che, per primo, ha parlato del culto degli antichi Dei Stellari.
Indubbiamente stimolante è poi l’articolo di Miranda Gurzo: Lovecraft e la Bibbia. Può sembrare strano che il materialista e ateo Lovecraft abbia fra le sue fonti di ispirazione proprio questo testo, eppure consigliava caldamente la lettura de La Bibbia di re Giacomo “agli aspiranti scrittori”. Il suo celebre racconto Dagon (in retrospettiva l’anticipatore della mitologia di Cthulhu) si basa proprio sulla divinità di Dagon, “largamente venerata nel medio-oriente e menzionata nel testo biblico come il patrono dei filistei” e “raffigurato con tratti ittici”. Anche Il colore venuto dallo spazio è stato associato a tematiche inerenti la Bibbia tanto che è stato definito come Il libro do Giobbe di Lovecraft.
I mostri di Lovecraft tra metafora e psicologia è invece un altro articolo pieno di spunti interessanti firmato da Francesca Wastavino che ci parla dei mostri lovecraftiani come metafora psicologica.
Per gli appassionati di cinema ci viene proposta un’intervista a Richard Stanley, regista di The Colour Out Of Space, mentre Umberto Sisia ha scritto uno studio “sull’astrazione della corporeità nella narrativa di HPL.
Per i seguaci e cultori del Solitario di Providence troviamo tre suoi testi inediti fra cui Annotazioni per The Shadow Over Innsmouth dove possiamo leggere i suoi appunti per il celeberrimo racconto La maschera di Innsmouth, da molti ritenuto il suo capolavoro. Inoltre viene anche pubblicata una stroncatura di Lovecraft nei confronti di Thomas Eliot e del suo La terra desolata. HPL criticava il modernismo e prese le distanza anche da James Joyce (che pure ammirava).
C’è anche spazio per un suo ricordo dei giorni scolastici. Chiudono il fascicolo due racconti di due giovani autori ovvero L’idolo dimenticato e Il Sigillo Stellare di Roberta Galluzzo e Leonardo Cerasi.
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