Quando si parla di letteratura fantastica e weird spesso si fa riferimento alla tradizione anglosassone. Indubbiamente è in Inghilterra e negli Stati Uniti che il genere gotico e il weird si sono evoluti in maniera compiuta ma questo non ci deve far dimenticare come, anche negli altri paesi, sia esistita una gloriosa tradizione in questo senso.
Erckmann-Chatriann è lo pseudonimo sotto a cui si celano Emile Erckmann e Alexandre Chatrian. I due sono autori sono, in retrospettiva, ancora oggi modernissimi e, in alcuni momenti, hanno anticipato alcune delle tendenze dell’horror moderno portato in auge da Clive Barker. All’epoca erano molto noti e i loro libri vendettero molto. Furono influenzati dalla narrativa di E.T.A. Hoffmann e da quella, grazie al tramite della traduzione di Charles Baudelaire, di Edgar Allan Poe di cui uscirono in Francia nel 1856 e nel 1857 le Histoires extraordinaires e le Nouvelles histoire extraordinares.
Come accade in molto fantastico francese, i loro racconti sono profondamente radicati in un contesto reale, spesso la campagna francese oppure borghi tedeschi, che viene rotto dall’intrusione dell’inammissibile. Ora la meritoria Dagon Press dell’instancabile Pietro Guarriello rende disponibile Il Lupo (Hugues-le-Loup – 1867), considerato nel suo genere un piccolo classico.
Il romanzo fu apprezzato e citato dallo stesso H.P. Lovecraft che, nel suo noto saggio L’orrore soprannaturale in letteratura, ne parlò in questi termini:
Il duo Erckmann-Chatrian ha arricchito la letteratura con molte fantasie spettrali come The Man Wolf in cui una maledizione va incontro alla sua fine in un tradizionale castello gotico. Il loro potere di creare un’atmosfera da mezzanotte da brividi era tremendo nonostante la tendenza alle spiegazioni naturali e alle meraviglie scientifiche.
Andrebbe anche detto che lo stesso Lovecraft, sempre nel citato saggio, sosteneva come
il genio francese fosse per natura più incline al cupo realismo piuttosto che alle suggestioni dell’invisibile.
In realtà la letteratura fantastica francofona è molto ricca e sfaccettata e ancora, qui in Italia, in gran parte da scoprire. E comunque in particolare in quest’opera Erckmann-Chatriann si sono di certo avvicinati all’innato misticismo dello spirito nordico di cui parlava Lovecraft.
Ne Il Lupo si nota la grande abilità dei due scrittori di sapere dar vita, tramite un’abile capacità descrittiva, a un’ambientazione cupa e fosca. La vicenda si svolge in Germania, nel castello di Nideck situato nei pressi della Foresta Nera.
Il protagonista, il medico Fritz, viene portato di tutta fretta dal suo amico Sperver da Tubinga al castello per cercare di guarire il male oscuro che affligge il conte Nideck.
La maledizione di cui parlava Lovecraft è la licantropia e ha la sue origine nel passato della sua stirpe. Il suo antenato, il burgravio Hugues, venne infatti contaminato da una donna (in verità una Lupa). Tutti i suoi discendenti furono così maledetti finché qualcuno fosse riuscito a porre fine alla dannazione. La chiave di quel che è successo si trova nella sala degli archivi del castello dove sono esposti i ritratti di due donne: Edwige, la prima moglie di Hugues da lui strangolata e quello della Lupa da cui fu sedotto.
In conclusione siamo di fronte a un piccolo classico che credo piacerà soprattutto agli amanti del romanzo gotico dell’800.
Il volume è impreziosito dalle splendide illustrazioni di Émile Bayard. La copertina riproduce quella dell’edizione Marabout del 1966 di Henri Lievens. C’è in questo senso quasi una continuità con quanto sta facendo la casa editrice Agenzia Alcatraz che, nella collana Bizarre, ripubblica proprio le copertine originali della Marabout.
La traduzione e la postfazione sono a cura del competente Bernardo Cicchetti.
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