Continua a uscire con una certa assiduità la rivista di cultura fantastica e weird Zothique, curata da Pietro Guarriello e giunta all’ottavo numero.
Questa volta l’attenzione si focalizza sul grande scrittore inglese William Hope Hodgson, colui che ha pesantemente influenzato Lovecraft nell’ultima parte della sua vita, come testimonia l’articolo dedicatogli da HPL in L’orrore soprannaturale in letteratura in cui esalta il suo orrore cosmico e la sua immaginazione visionaria. Ultimamente i numeri di Zothique stanno diventando sempre più corposi (questo è di oltre 200 pagine) e dedicati in gran parte a un solo autore, come è stato per Arthur Machen, Algernon Blackwood, Bram Stoker e Gustav Meyrink.
Per l’occasione troviamo dei contributi davvero interessanti come quello di Sam Gafford che ci spiega come la datazione dei romanzi di Hodgson vada completamente rivista. Grazie alla scoperta delle lettere di Hodgson al collega Coulson Kernahan, pubblicate per la prima volta in Italia proprio su questo numero di Zothique, Sam Gafford riesce a ricostruirne la genesi. La sorpresa è che La terra dell’eterna notte, recentemente ristampato da Fanucci, diventa il primo romanzo da lui scritto. Si tratta di una notizia che mette un po’ in crisi alcune spiegazioni della critica.
Come è noto Hodgson è stato criticato per lo stile eccessivamente barocco e volutamente seicentesco usato nel romanzo citato, ma in precedenza si pensava a una sua evoluzione (o involuzione a seconda dei punti di vista).
Come argomenta Gafford, la spiegazione più probabile è che lo scrittore di Blackburn, all’inizio della sua carriera, abbia volutamente iniziato a scrivere in maniera antiquata per poi disilludersi una volta resosi conto dello scarso riscontro di pubblico.
In ogni caso il giudizio di Sam Gafford è, a mio avviso, troppo severo nei suoi confronti: giudica il suo stile “straziante” e, per quanto concerne La casa sull’abisso, “leggermente migliore”. Il lettore italiano può farsi un’idea del valore della sua scrittura, che certo non raggiunge i livelli di Poe, leggendo proprio La casa sull’abisso nell’edizione dei Classi Urania a cura di Gianfranco De Turris, ristampata nella recente antologia della Mondadori I Miti di Cthulhu. Successivamente Hodgson limerà il suo approccio stilistico che, in alcuni momenti risulta addirittura troppo sciatto, con i racconti e con i romanzi I pirati fantasma e Naufragio nell’ignoto. Io personalmente continuo a preferire i barocchismi di La terra dell’eterna notte e di La casa sull’abisso.
Fra gli altri interventi, uno molto approfondito e ricco di spunti è Viaggio nella notte eterna: In cerca di alcune fonti di William Hope Hodgson di Piervittorio Formichetti. Si tratta di un saggio molto erudito in cui vengono citati Dante Alighieri (che Hodgson aveva letto), la Bibbia e la tradizione della cultura indiana.
Ed è proprio dalla Bibbia che lo scrittore inglese ha preso i suoi spunti per le sue creature teratoformi e anche per i suoi celebri esseri suini. Estremamente calzante poi il paragone fra il personaggio de La casa sull’abisso, che si estrania da se stesso assistendo al collasso del sistema solare, e David Bowman, l’astronauta superstite del film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick vittima di un destino simile.
Buoni anche gli altri interventi fra cui quelli di Mariano D’Anza e Christian Lamberti. Quest'ultimo ci parla di come Hodgson abbia composto una trilogia basata sul concetto di confine (borderland) “inteso come frontiera della realtà e altri stadi dell’esistenza”.
Viene anche tradotto un breve intervento critico di Clark Ashton Smith che magnifica La terra dell’eterna notte, e non poteva essere altrimenti visto che il concetto di una terra morente è stato poi da lui ripreso nel ciclo di Zothique.
Troviamo inoltre due racconti inediti, ovvero Il vampiro mentale e La vendetta del pagano, storie per certi versi bizzarre e strane che si allontanano dalle sue tipiche tematiche.
La raffinata copertina è opera di Gino Carosini e le illustrazioni interne sono, come di consueto, molto numerose. C’è anche una poesia di Jo. Dart illustrata da Federica Pasin. Se volete approfondire questo autore questo numero è semplicemente imperdibile.
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