Acuto osservatore del proprio tempo, Gustav Meyrink nei racconti di La morte viola scandaglia ansie, luoghi comuni e contraddizioni della borghesia mitteleuropea a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Il suo sguardo indagatore attraversa una lente d’ingrandimento privilegiata: quella della letteratura fantastica. In questa raccolta, sintesi d’influenze letterarie e di uno sconfinato bagaglio sapienziale (religioni e filosofie orientali, alchimia ed esoterismo), Meyrink smaschera le meschinità della classe media e l’ottusità di quella dominante: accademici, militari e burocrati.
Sono novelle brevi, intense, magnificamente sintonizzate con gli esasperati ritmi contemporanei, nelle quali s’incrociano gotico e satira, grottesco e orrore, elementi saldati con perizia da un’ironia a volte gioiosa, a volte amara. Un volume raccomandato agli appassionati, ma pensato anche per i neofiti che desiderano muovere i primi passi verso l’opera dello scrittore-occultista per eccellenza, poiché ne rappresenta un campione accessibile ed esaustivo.
Traduzione di Anna Maria Baiocco, introduzione di Andrea Scarabelli, con un saggio di Gianfranco de Turris.
L’autore: Gustav Meyrink (1868-1932), esoterista e scrittore, è uno degli autori fantastici più amati e tradotti in Italia. Tra i suoi libri ricordiamo Il Golem (da cui è stato tratto uno dei film-manifesto dell’Espressionismo), Il Domenicano bianco, L’angelo della finestra d’occidente e La metamorfosi del sangue, tutte opere che continuano a riscuotere il favore dei lettori. Nel 2017 è sorto il primo centro studi italiano a lui dedicato.
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