L’ora è quella più appropriata: cinque minuti dopo la mezzanotte, quando lo scarto fra fantasia e realtà diventa sempre più sottile e i fantasmi di celluloide fanno più paura.
Retequattro, alle 0.05 di venerdì 18 giugno, manderà in onda Profondo Rosso di Dario Argento. Per chi non l’avesse mai visto è una splendida occasione per fare conoscenza con uno dei lavori più intensi del maestro romano mentre chi ha già avuto occasione di confrontarsi con la pellicola può “ripassare” la lezione del terrore stando comodamente in poltrona. Troppi i motivi validi per riuscire a elencarli tutti nell’esiguo spazio concesso: dalla sceneggiatura di Bernardino Zapponi che si sforza di “smorzare” certi cortocircuiti logici tipici del cineasta alla “storica” colonna sonora di Giorgio Gaslini e dei Goblin, senza dimenticare le scenografie di Giuseppe Bassan premonitrici dei fasti dei due film successivi sino alla fotografia carnosa e satura di Luigi Kuveiller che esalta, fra tutti, proprio il colore del titolo.
Profondo Rosso rappresenta l’ideale ponte fra il tipico thriller di impostazione hitchcockiana e l’horror a forti tinte soprannaturali e rimane tuttora insuperato nella violenza grafica di certi omicidi, nel sadismo di alcune scene e nella torbida morbosità dei particolari. Più che negli attori principali (Daria Nicolodi e David Hemmings) la pellicola brilla attraverso un calibratissimo cast di comprimari, dal nevrotico Gabriele Lavia alla coraggiosa scelta di Clara Calamai fino agli ottimi Eros Pagni e Glauco Mauri. Altra grande protagonista del film è la città, un ibrido fra Torino e Roma che risulta straniante nelle sue piazze notturne e ville isolate nelle quali alligna un orrore pronto a colpire con ferocia.
E’ il film che opera una irrecuperabile cesura nella filmografia del regista e in una certa stagione cinematografica italiana: da quel momento Argento schiaccerà il pedale sul sovrannaturale, scelta che lo porterà da un lato a realizzare alcuni intensissimi “quadri” di stordente impatto estetico ma, d’altro canto, a smarrire ogni capacità di gestione della sceneggiatura fino a stemperarsi nei tiepidi risultati televisivi delle ultime produzioni thriller.
Preparate il popcorn, le bibite e controllate ogni angolo: non vorremmo che, sul più bello, spuntasse qualche pupazzo assassino dalla tenda vicino alle finestre!
40 commenti
Aggiungi un commentoDel cinema!
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Appunto, più che di passione parlerei di ossessione. Tutta quella gestualità mi disturba, lo trovo nient'altro che un atto gratuito di autoerotismo... Il pupazzo, però, è terribile, lo ammetto.
Cordialmente,
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Quella del pupazzo è stata l'unica scena che mi ha fatto rabbrividire.
Gli attori non recitavano un gran chè bene mi sa...ma se questo film è tanto famoso un motivo c'è!
Anche a me non è piaciuta l'interpretazione degli attori e certe inquadrature. Anche per questo sollevai la questione se si trattasse di vero capolavoro o normale buon film.
Sono comunque d'accordo sul fatto che errorucci sono a bizzeffe in qualunque produzione cinematografica, anche nei cult.
Uhmmm... non so, preferisco pensare alla profonda ammirazione di un regista innamorato...
... lo so, lo so, sono un inguaribile romantico!
Ehi, scherzavo!
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