Un giovane appassionato che desideri provare a fare del cinema dovrà ben presto passare per il mondo dei cortometraggi. Realizzare un corto è infatti da sempre uno dei modi migliori per imparare il mestiere e farsi notare dai nomi che contano.
Questo vale anche per il genere horror ovviamente. Col crollo dei prezzi delle telecamere sono in molti gli amatori che provano a diventare dei filmaker e girare un corto horror inseguendo il mito di Sam Raimi o Robert Rodriguez.
Ma riuscire nell’impresa non è facile. Usare una telecamera è una cosa, realizzare un (mini) film un’altra. Dove reperire attori validi? Come realizzare gli effetti speciali? Quale tipo d’illuminazione utilizzare? Che storia narrare?
“La FilmHorror è nata anche per dare una risposta a questi quesiti”, mi ha spiegato Francesco Cortonesi, uno dei suoi fondatori. Conosciutolo qualche mese fa durante l’Alienante Film Festival di Milano, manifestazione che ha visto una produzione della FilmHorror vincere il primo premio, mi ha raccontato numerosi dettagli su questo progetto e sulla scena horror indipendente italiana.
Aretino, trentenne, un passato da sceneggiatore professionista, Francesco nel 1999 ha unito le sue forze creative a quelle di altri veterani del “corto”, Cristiano Stocchi, Maurizio Gambini, Marco Landi e Giancarlo Cungi, dando vita a un gruppo di filmaker che la rivista Videotecnica non ha esitato a eleggere quello stesso anno "il migliore in Italia”.
Tanti i progetti, le realizzazioni, ma anche tanti i problemi, gli stessi che affliggono le piccole realtà simili a quella del loro gruppo. E’ per ovviare a essi, e per guadagnare credibilità, che i quattro hanno fondato la FilmHorror nel settembre 2003, con l’intento di farne un punto di riferimento per tutti gli appassionati.
“Riuscire ad avere ogni volta sul set persone capaci e desiderose di collaborare è un problema comune”, ha spiegato Francesco. “Spesso ci si ritrova a girare il proprio lavoro costretti a contare su individui dalle capacità ancora sconosciute, mettendo così a rischio l’intera produzione…”
Animata dalla certezza che conoscersi sia il primo passo da compiere per ogni filmaker indipendente, la FilmHorror ha creato un proprio database riservato a registi, attori, sceneggiatori, soggettisti, e tecnici che siano pronti a conoscersi e a scambiare la loro professionalità.
“L’idea è quella di creare una rete di collaborazioni tra i vari autori e tutti gli appassionati di horror amatoriale”, ha proseguito Francesco. “Siamo convinti che sia la strada migliore da seguire per rafforzare le potenzialità di tutti e per permettere al genere horror di imporsi come una vera e propria realtà del cinema italiano e internazionale. Alla FilmHorror cerchiamo di aiutare ognuno a specializzarsi nel proprio lavoro, in modo da aumentarne la professionalità. Purtroppo da sempre la mentalità italiana è stata quella del ‘chi fa se fa per tre’ dove un filmaker finisce per fare tutto: sceneggiatore, regista, fotografo di scena e a volte anche attore. Non che la cosa sia sbagliata, ma certo è spesso limitativa. Non c’è dubbio che un buon sceneggiatore o uno scrittore siano in grado di strutturare una storia meglio di chi questa cosa l’ha fatto solo a tempo perso. Ed è impossibile immaginare che un esperto ‘nell’arte della parola’ possa apprendere tutte quelle competenze tecniche e artistiche, tipiche del regista, così da girare il cortometraggio da solo.”
Che ogni compito sia svolto da chi lo sa svolgere bene insomma, e che ci si aiuti a vicenda aumentando così la qualità dei propri prodotti.
Sul sito del gruppo, http://www.filmhorror.com, è possibile consultare il database e iscriversi a esso, ma non solo: c’è infatti anche spazio per la pubblicità, una pagina di news sempre aggiornata che permette di far conoscere agli altri utenti i propri progetti.
La FilmHorror è però soprattutto una casa di produzione, che crea e vende i suoi cortometraggi. Ne ha per il momento realizzati cinque, e altre produzioni saranno completate entro il giugno del 2004.
E per la distribuzione?
“La FilmHorror distribuisce i propri cortometraggi tramite il negozio Thrauma di Viareggio”, ci ha detto Francesco. “La difficoltà dell’amatoriale/indipendente passa spesso attraverso un autofinanziamento che porta a fare grossi sacrifici, ma piano piano si sta formando un certo tipo di mercato. Sempre più spesso la gente s’interessa e acquista i cortometraggi horror.”
Il mercato si sta facendo, e la scena produttiva italiana appare incoraggiante, anche se distante anni luce dalle possibilità tecniche ed economiche di cui possono godere i filmaker indipendenti stranieri.
“In questo momento il cinema horror indipendente italiano sta vivendo la sua Golden Age”, ha proseguito Francesco. “Negli ultimi 3 o 4 anni c’è stato infatti un incredibile fermento intorno al genere horror e i filmaker hanno cominciato a spuntare come funghi. Fino a 5 anni fa praticamente non esisteva un festival dedicato al genere, mentre ora tra festival e rassegne, nel territorio nazionale se ne contano più di quindici. Senza contare i festival generici che hanno sezioni horror. Tutto questo fino a poco tempo fa era impensabile. Ovviamente questo fermento ha portato la qualità dei cortometraggi a salire in modo vertiginoso. Le idee ci sono e si vedono, e sembra che gli unici a non accorgersi di questo siano i grossi produttori. Personalmente credo che le cose siano destinate a cambiare. Ormai il movimento horror indipendente e amatoriale è una realtà sempre più sulla bocca di tutti. Ci sono registi come Roger Fratter o Ivan Zuccon che sono gia riusciti a prodursi dei lungometraggi, pur con budget ridottissimi, e ottenere ottimi risultati.”
5 commenti
Aggiungi un commentoHo riletto Matheson dopo tanti anni. E l'ho fatto proprio con questa antologia edita dalla Fanucci, dove, tra l'altro, ho ritrovato alcuni racconti che già conoscevo e che erano originariamente inseriti nell'antologia "Regola per Sopravvivere".
Che dire... non pensavo di restarne così deluso. Certo, si intuisce in queste pagine un Matheson delle origini, dotato sì di una fervida e originalissima immaginazione, ma piuttosto ridondante e stancante nella descrizione di avvenimenti che si riducono il più delle volte a un'estenuante e irritante lista di azioni... Francamente, preferisco pensare a lui come all'autore di "Helen Driscoll" e "Tre Millimetri Al Giorno"... i romanzi che, assieme a "I Vampiri" (alias "Io Sono Leggenda"), me l'hanno fatto conoscere e amare a suo tempo...
Un saluto...
mmh... questo parere mi scoraggia...ero tentatissimo di comprarlo.
Comunque sia lo comprerò ugualmente, anche se dopo quell'introvabile e costosissimo (25 euro,che epr me sono una fortuna...) libro di poesie di Villiers De L'Isle Adam a cui sto facendo il filo da troppo tempo...
Ovviamente, è inutile sottolineare che si tratta di mie personalissime considerazioni.
Al di là di tutto, ritengo Matheson un grande "ideatore" di storie, forse un po' debole sul piano stilistico, in particolar modo nei racconti compresi in questa antologia (dove qualche stravaganza nella traduzione lascia piuttosto perplessi: si vedano gli ultimi due capoversi del racconto La Preda).
Inoltre, considero assolutamente fuori luogo e pateticamente melodrammatica l'affermazione di King (secondo il cui giudizio ogni scrittore che gli capita di recensire è quello che l'ha influenzato di più) riportata in copertina ed estratta dalla sua stessa prefazione, in cui si afferma che una volta finito il libro ci si troverebbe in balìa di un desiderio soverchiante di rileggerlo subito di nuovo... Questo, francamente, non mi è capitato neanche col bellissimo e struggente Tre Millimetri Al Giorno (che pare la Fanucci sia intenzionata a stampare entro breve... e che è forse il capolavoro assoluto di Matheson).
Ciao...
In effetti penso anche io che l'introduzione di King sia un tantino esagerata..
Incubo a seimila metri è il secondo libro di Matheson da me letto dopo Io sono leggenda, e lo trovo decisamente meno accattivante: lo stile in alcuni passi mi sembra fin troppo asciutto e striminzito relativamente agli eventi narrati, e mi dà l'idea della compilazione di un telegramma..mandando a farsi benedire nel mio caso l'identificazione tra protagonista e lettore
Ciò non toglie che vari racconti mi abbiano lasciato letteralmente col fiato sospeso: in particolare La casa impazzita mi ha davvero ribaltato come un pedalino!
Comunque se l'idea è quella di acquistare una raccolta di racconti, suggerisco Maneggiare con cura, di Lansdale: FENOMENALE!!!
Allucinati, allucinanti, e divertenti da impazzire! :
Lo stile scarno non è di per sé un difetto, lo preferisco anzi a quello eccessivamente fiorito e lezioso di autori come Bradbury, per esempio.
Nel caso di questi racconti, penso però che, come dici tu, l'asciuttezza superi ogni limite, riducendo le storie a puri resoconti senz'anima, incapaci di appassionare veramente e di evocare alcun tipo di atmosfera.
Le eccezioni ritengo siano esclusivamente "Il vestito di seta bianca" e "Eleminazione lenta" che avevo già avuto l'occasione di leggere e apprezzare anni fa, mentre con il resto dei racconti, mi pare di poter dire che il trascorrere del tempo sia stato, ahimè, piuttosto impietoso...
Un saluto...
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID