C’è un mistero che, a quasi un secolo di distanza dal suo avvenimento, non conosce soluzione e coinvolge una delle scrittrici inglesi più amate e vendute al mondo.
Dopo l’ennesimo litigio con il marito Archibald, il 3 dicembre 1926 Agatha Christie si allontana dalla sua abitazione a bordo di una Morris Cowley. L’automobile viene trovata quasi subito, già il giorno successivo alla scomparsa, con i fari accesi e con al suo interno gli effetti personali della scrittrice. Ma quello che più mette in allarme gli investigatori è che la vettura viene rinvenuta nei pressi di un piccolo lago nella contea del Surrey.
Non occorre aspettare molto prima che la notizia della scomparsa, e la conseguente preoccupazione per la sorte della scrittrice, si diffonda in tutto il mondo.
Nella sua ricerca sembra siano impegnate 15.000 persone, tra poliziotti e volontari. Viene utilizzato anche un aeroplano perché possano essere effettuate ricerche dall’alto. Il lago presso il quale viene trovata l’automobile viene dragato e nelle indagini viene coinvolto anche Arthur Conan Doyle. Il papà di Sherlock Holmes si servirà dell’aiuto di una medium per ricostruire quanto accaduto a Christie. Molte le ipotesi formulate: alcuni sono convinti si tratti di un caso di suicidio, altri di allontanamento volontario, altri ancora favoleggiano su un possibile coinvolgimento di Christie in un’indagine top secret per conto dei servizi segreti britannici.
Trascorrono 11 lunghi giorni e nessuno ha idea di cosa possa essere accaduto alla scrittrice.
È grazie alla segnalazione di una cameriera dell’Hydropathic Hotel, nella città termale di Harrogate, che Christie viene finalmente rintracciata. La cameriera racconta alla polizia che la scrittrice era arrivata in hotel il 4 dicembre, accompagnata da un taxi, portando con sé solamente una piccola valigia. Christie aveva firmato il registro a nome Mrs Teresa Neele. Neele è anche il cognome dell’amante di suo marito.
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di spiegare i motivi per i quali, nell’annus horribilis 1926, Christie decide di prendersi una pausa dalla propria vita. Tutto ha origine alla morte della madre, figura fondamentale nella vita della scrittrice. Nel momento in cui la donna si ammala, Archibald preferisce trascorre un periodo in Spagna perché, dice, non ha la tempra necessaria per sopportare malattia, morte e problemi di sorta. E quando, alla morte della madre, la scrittrice si trova a dover far ordine non solo nella sua casa d’infanzia ma anche nel suo passato, il marito rimane a Londra. Christie è costretta così a fare i conti con i ricordi di una vita da sola. Il 1926 è anche l’anno in cui Christie scopre che suo marito ha un’amante. È il colpo di grazia, e l’ennesimo litigio con il marito è la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso.
Ora che il “nascondiglio” di Christie è stato svelato, il marito viene invitato a verificare l’identità della donna. Appurato che si tratta proprio della scrittrice, l’uomo si affretta a dichiarare ai giornali che la scomparsa della moglie è tutt’altro che volontaria, ma anzi dovuta a una temporanea perdita di memoria.
Così come la notizia della sua scomparsa aveva fatto il giro del mondo, altrettanto velocemente si diffonde quella del suo ritrovamento. L’opinione pubblica è indignata, la polizia si sente presa in giro e i giornalisti, ora in possesso di maggiori informazioni, possono elaborare ipotesi meno fantasiose ma sicuramente più maliziose. Alcuni tabloid parlano si una semplice trovata pubblicitaria in occasione della prossima uscita del romanzo L’assassinio di Roger Ackroyd. I più maligni invece, venuti a conoscenza della relazione tra il marito di Christie e la sua segretaria, assumono che a inscenare il finto crimine sia stata la stessa scrittrice: scopo della messinscena sarebbe stato quello di far incriminare Archibald per il suo omicidio o, nella peggiore delle ipotesi, metterlo alla berlina sui giornali.
Secondo Jared Cade, che alla vicenda ha dedicato il volume Agatha Christie e il mistero della sua scomparsa, prima di sparire, Christie avrebbe inviato una serie di lettere, una delle quali indirizzata proprio al marito. È stato impossibile ricostruire cosa ci fosse scritto dato che Archibald decide di disfarsi della missiva bruciandola. Gli indizi sembrano però rivelare che lo scopo di Christie fosse proprio quello di mettere nei guai il marito. Che il suo sia stato un atto volontario o meno tuttavia è impossibile da provare, per certo sappiamo però che la relazione extraconiugale di Archibald è stata sbandierata su tutti i giornali.
Dopo quanto avvenuto in quel freddo 1926, la scrittrice non ha mai più fatto cenno alla sua scomparsa, così come la sua famiglia che ancora oggi sostiene che, in quegli 11 giorni in cui Agatha Christie sparì, la donna fu vittima di un vuoto di memoria.
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