Trasmessa da Fox, la seconda stagione di What We Do in the Shadows si conferma una delle riletture più divertenti e teneramente ossequiose della figura del vampiro.
Tra necromanzia, spiritismo e deliranti finali del Super Bowl, Nandor, Lazlo e Nadja si ritrovano ancora una volta travolti da una serie di improbabili eventi, e completamente impreparati ad affrontarli. Pur avendo vissuto per secoli, i tre non sembrano essere mai stati in grado di leggere il mondo, soprattutto in una società in cui saccheggi e massacri non sono visti così di buon occhio. Incapaci di svolgere anche le mansioni più semplici, come farsi il bucato, e con Guillermo che sembra volersi allontanare definitivamente, il trio di succhiasangue si ritrova dunque – se possibile – ancora più debole. Ed è proprio questo assurdo mix tra il potenziale letale di queste creature e la loro totale inadeguatezza al “nuovo mondo” il motore dello show, ciò che dà vita a situazioni assurde e deliranti, in una combinazione di comicità e tenerezza. Se a tutto questo si aggiungono i nuovi terrificanti poteri di Colin Robinson, il gioco è fatto.
Seppure Nandor, Lazlo e Nadja risplendano come la luna a mare chiaro, è Guillermo il vero protagonista di questa stagione. È lui l’eroe di cui avevamo bisogno e che non manca di emergere in tutto il suo vigore. Nello scorso ciclo di episodi lo avevamo infatti visto dimesso e rassegnato ai capricci di Nandor, ora però la situazione cambia radicalmente. Quelle che prima erano solo suggestioni, adesso si impongono e ci permettono di scoprire la sua vera vocazione: Guillermo è un Van Helsing in grado di trucidare orde di vampiri… e sembra non gli dispiaccia farlo. Questa sua nuova consapevolezza trasforma inevitabilmente il rapporto con Nandor, che si fa più freddo eppure più tenero e struggente. L’unico vampiro che può sentirsi davvero al sicuro è infatti proprio Nandor. Tra trafiggerlo con un paletto di frassino e pulirgli il sangue dalla camicia con la penna smacchiatore, il discendente di Van Helsing sceglie ancora ostinatamente la seconda opzione.
Il rapporto tra Nandor e il suo famiglio incide molto sull’intera stagione, meno brillante forse rispetto alla prima ma ugualmente adorabile e dissacrante. Ancora una volta quindi lo show riesce a mescolare alla perfezione le situazioni tipiche della commedia a io temi classici dell’horror, legando tutto con uno humor secco, quasi chirurgico.
What We Do in the Shadows fa accomodare le creature più letali della letteratura horror sul divano di una tipica famiglia americana e ancora una volta ci spinge a temere per il loro di destino.
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