Oltre che per la mia predisposizione a raccontare il periodo, credo che Mauro Uzzeo e Giovanni Masi mi abbiano contattato per una questione di immaginario comune. Molti dei personaggi che appaiono nella storia, surreali, grotteschi o perturbanti, presentano caratteristiche non lontane dalla mia sensibilità, che in passato ho esplorato attraverso le mie storie di Napoleone e Dylan Dog.
Carlo Ambrosini
Gli eroi non piangono è il terzo episodio della serie Il confine di Mauro Uzzeo e Giovanni Masi, il nuovo universo narrativo firmato da Sergio Bonelli Editore.
Dopo l’incredibile rivelazione delle forze che si agitano sotto l’Arco Spezzato, la storia ci porta questa volta nei giorni che seguono la fine della Prima guerra mondiale. Sulla strada verso casa, Enrico e un gruppo di commilitoni trovano rifugio in un incantevole paese incastonato tra le Alpi. I racconti dal fronte procurano loro di che mangiare e l'ammirazione dei paesani, soprattutto quella di un ragazzino storpio di nome Aurelio, e quella di Maria, che in Enrico vede l'occasione di riscatto e la possibilità di una vita felice lontana da lì. Perché il paese è un luogo maledetto e sulla montagna vivono quelli che vengono chiamati "i Marchiati": hanno visto qualcosa che li ha segnati per sempre e ha inciso la follia nelle loro carni. La stessa identica follia che oggi, cento anni dopo, travolgerà con tutta la sua forza primitiva anche Antoine Jacob e Laura Denti… perché gli enigmi sono intrecciati come i rami degli alberi, nei boschi oltre il confine.
Come da tradizione, anche questo terzo volume, disegnato da Carlo Ambrosini e con la copertina di Lorenzo LRNZ Ceccotti, è arricchito da una postfazione che propone uno sguardo dietro le quinte della serie, tra interviste agli autori, studi, sketch, versioni alternative e traiettorie impreviste nella realizzazione di Il Confine.
Spiega Uzzeo:
Vogliamo che il lettore giochi con noi, ipotizzi, immagini le soluzioni e cerchi di arrivarci prima di leggerle, anche a costo di dover seguire tracce che non portano dove si aspetta.
Masi aggiunge:
Il Confine è una storia che genera storie. Un racconto corale, in cui personaggi, situazioni e piani temporali si mostrano cangianti e mutevoli. Il focus narrativo si sposta di continuo e nei modi più disparati: abbiamo personaggi in secondo piano che raggiungono di colpo la ribalta, flashback non annunciati, cambi di scenario, incubi che si affacciano nella realtà. Per dare ordine a una narrazione così ricca di elementi e suggestioni era necessario seguire la luce di un faro, che noi abbiamo trovato nel mistero fondamentale che soggiace agli eventi descritti. Sì, perché tutti gli enigmi che emergono nella storia fanno capo a un’unica soluzione.
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