È un bel tipo Anders Fager. Classico nordico dalla struttura imponente e austera in grado di mettere quasi in soggezione, ma poi basta scambiare con lui pochissime parole per rendersi subito conto che in realtà si tratta di un tipo estremamente alla mano e, soprattutto, divertentissimo, con una vera passione per le gag improvvisate sul momento e per il Primitivo di Manduria (“Questo non si trova in Svezia”).
E così, nella mattina di domenica – seconda giornata di Stranimondi – approfittiamo della sua grande disponibilità e, insieme all’interprete Fulvio Ferrari (che ha tradotto anche Culti svedesi), ci rechiamo in quel che, nell’ambiente della kermesse milanese è conosciuto come “Il Dungeon”, ossia la stanza sotterranea di ispirazione goticheggiante, che viene solitamente utilizzata per i celebri “kaffeeklatsch”.
“Ma è fantastico! Sembra di essere in un sex club!”, esclama divertito Fager. Che poi aggiunge: “Dev’essere un modo per digerire l’ottimo cibo italiano”, fingendo poi di essere incatenato a una parete mentre viene frustato da una mistress immaginaria.
Ovviamente le risate si sprecano ma poi, quando arriva il momento di rispondere alle nostre domande, il simpatico Anders lo fa nel modo più serio e professionale possibile.
E allora, via che si parte!
L'intervista ad Anders Fager
HM: Ciao Anders e benvenuto su Horror Magazine. Tanto per iniziare ti chiedo subito come ti stai trovando qui a Stranimondi e, più in generale, cosa ne pensi di quel hai visto finora dell’Italia.
AF: Stranimondi è un’iniziativa fantastica e finora sono stato trattato molto bene, tutti si sono presi cura di me in modo eccezionale. Dell’Italia al momento non ho visto granché tranne alcuni sobborghi e l’aereoporto qui a Milano, e altre zone residenziali a Napoli.
HM: Veniamo subito a parlare del tuo libro, che è appena stato pubblicato da Hypnos col titolo Culti svedesi. Si tratta di un’antologia che raccoglie 9 episodi di cui 5 che potremmo definire principali e 4 "frammenti" più brevi, che pur essendo molto diversi a mio parere sono estremamente funzionali all’antologia perché aiutano a calarsi in modo ancora più profondo nelle atmosfere che evochi.
È corretta la mia lettura oppure le tue intenzioni erano diverse?
AF: Assolutamente, penso siano fondamentali per poter costruire una dimensione più ampia, diventa come una specie di mosaico. Ne ho già parlato anche in una precedente intervista e in effetti è un’idea assolutamente centrale questa dei frammenti, che però non so come mi sia venuta. Certe volte non si è consapevoli di come arrivino le idee.
HM: L’idea di scrivere una serie di racconti collegati tra loro ti è venuta da subito o è venuta mano a mano che li scrivevi?
AF: Se volessi sembrare acuto, direi che mi è venuta fin dall’inizio. Una volta, parlando con Neil Gaiman di un progetto molto vasto come The Sandman, lui mi disse che solo il 30% del materiale era stato pensato fin dall’inizio, il resto viene man mano che si procede col lavoro e io sono del tutto d’accordo con questo.
Il grande segreto è di non dire che tutto era progettato fin da subito.
HM: Culti svedesi è stato definito un connubio ben riuscito tra le atmosfere care a Lovecraft e uno stile più noir che può ricordare quello di James Ellroy.
Ti trovi d’accordo con questa definizione?
AF: Credo sia un’eccellente definizione.
Anche se naturalmente non sempre sono in grado di scrivere come Ellroy, un autore che possiede una grandissima tecnica. Un libro da cui ho sicuramente tratto ispirazione è Fallen Angel di William Hjortsberg [tradotto in Italia come Angel Heart] che narra una storia alla Philip Marlowe, ma con forti tratti sovrannaturali.
HM: Pur risultando evidenti le citazioni e gli omaggi a Lovecraft, il tuo stile mi ha ricordato un po’ quello molto più crudo di gente come Clive Barker o David Cronenberg. Qual è il tuo punto di vista a riguardo?
AF: Sono d’accordo con te. Quando Barker fece la propria comparsa, alla fine degli anni 80/primissimi 90, compì un’operazione estremamente radicale nei confronti dell’horror; improvvisamente tutto divenne molto fisico e sessuale, decisamente diverso rispetto all’idea della famiglia nucleare un po’ alla Stephen King.
HM: Tra tutti i racconti dell’antologia mi ha colpito in particolare Il desiderio di un uomo distrutto perché si discosta nettamente dagli altri per l’ambientazione "storica".
Come ti è venuta l’idea di inserire un racconto del genere apparentemente così slegato dal resto?
AF: Quando iniziai a lavorare alla struttura dei Culti, decisi di mettere in ognuno dei volumi [il libro appena pubblicato fa parte di una trilogia – n.d.r.] almeno un racconto ambientato nel passato. Lo schema così doveva essere essenzialmente composto da un’alternanza di racconti lunghi e altri più brevi, più un racconto di orientamento "storico".
Riguardo a Il desiderio di un uomo distrutto, il motivo per cui ho scelto di ambientarlo nello Jämtland è perché io stesso sono stato in quei luoghi, gli stessi che vennero percorsi dall’esercito svedese durante la Guerra del Nord in quella che divenne poi tristemente nota come "La marcia della morte", visto il massacro che pose fine in qualche modo a quella che in Svezia chiamano la Grande Epoca. Le truppe di Re Carlo vennero letteralmente decimate da un nemico ben più implacabile degli esseri umani come la fame, il gelo e le malattie. Amo molto prendere dei fatti realmente avvenuti, anche tragici, visto che in quel caso gli svedesi si comportarono come porci, uccidendo, devastando e saccheggiando, e spingere il tutto un po’ più in là, fino ad arrivare a confondere gli elementi storici con quelli fantastici.
HM: Ed ora una piccola curiosità: volevo sapere se apprezzi o conosci qualche autore horror italiano?
AF: Leggo quasi esclusivamente letteratura tecnica, ma recentemente mi è capitato di vedere un film italiano davvero splendido in cui un gruppo di amici di mezza età si ritrovano a pranzo… purtroppo non riesco a ricordare il titolo.
Riguardo alla domanda devo ammettere che non conosco autori italiani, mi piacerebbe tanto poter dire qualcosa di intelligente sulla letteratura italiana ma al momento non ne sono assolutamente in grado.
HM: Siamo quasi alla fine: puoi darci qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?
AF: Ho in programma di scrivere un altro libro legato ai Culti svedesi e poi a quel punto conto di chiudere questo capitolo. L’anno prossimo inoltre mi dedicherò a un progetto che riguarda una graphic novel; qualcosa di nuovo che non ha niente a che vedere con quanto fatto finora.
Avrò così il grande piacere di lavorare insieme a Pete Bergting, un bravissimo illustratore che ha collaborato anche col grande Mike Mignola su Hellboy.
HM: Abbiamo terminato, ti ringraziamo per il tempo che ci hai concesso e in ultima battuta volevo chiederti se hai qualcosa da dire a tutti coloro che ti leggeranno a breve e se vuoi mandare un saluto a tutti, magari in svedese.
AF: Certo! Grazie infinite a tutti gli amici italiani di Horror Magazine e ci tenevo a dire che sono molto grato fin da ora a tutti coloro che vorranno leggere il mio libro.
Tack och hej!
Noi di Horror Magazine vogliamo ringraziare l’interprete e traduttore Fulvio Ferrari per la grande cortesia e disponibilità.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID