La schizofrenia
Sospetto che proprio la dissociazione dal reale abbia reso possibile a Poe di essere un grande esegeta della psiche. Voglio dire che lo scrittore, da come ci viene testimoniato anche dalle riflessioni in Marginalia, dissociandosi coscientemente ma involontariamente dalla realtà, vale a dire senza cadere vittima dell'alterazione psichica, finisca per analizzare e studiare l'anima fino a comprendere paradossalmente, in modo dissociativo, quel volto oscuro della psiche descritto nei personaggi schizofrenici dei racconti. Quindi è totalmente falso e assurdo quello che sostiene Maria Bonaparte.
Edgar Allan Poe, per impedire alla sua natura strana, instabile e ossessionata di far di se stesso un vero criminale o un vero pazzo, aveva ancora a disposizione un'altra “droga”, una droga il cui uso non è alla portata di tutti; intendo parlare dell'inchiostro, con cui fissò sulla carta la sua scrittura bella e curata, le ''immagini'' macabre, orribili ma consolatrici, che lo sollevavano ancora dal suo lutto.
Lo scrittore al contrario usa la propria dissociazione non per salvare se stesso dalla follia ma per indagare nella follia del prossimo. La scrittura non è stata un mezzo per evadere dalla propria pazzia ma per immergersi nella pazzia altrui. È assai probabile che Poe sia stato in un certo senso uno psicologo geniale, talmente brillante da usare la propria nevrosi per comprendere la schizofrenia umana. In questo senso, Poe era mentalmente sano perché, a differenza dei folli, era bravo nel comprendersi e nel comprendere. Solo una persona sana di mente può capire quando la ragione si trasforma in “lucida follia” perché diviene eccessivamente strumentale o maniacale a causa di un grave disturbo dissociativo destinato a sfociare nella schizofrenia.
In merito alla malattia mentale, Poe arrivava a definire il “genio malefico dell'inganno” (imp of the perverse) una sorta di “demone della perversità” o d'incitamento interiore presente nell'animo umano e diretto a farci compiere gesta d'immane crudeltà a causa del malato piacere nel compiere del male. Arriviamo a voler fare un'azione orribile senza un motivo comprensibile ma solo per il gusto di farlo proprio perché sappiamo di non doverla compiere.
La fantasia analitica
Il potere creativo dell'immaginazione consente al genio di sfruttare i messaggi dell'inconscio. Una dimostrazione è l'analisi all'immaginazione che consiste nella capacità mentale di orchestrare quei pensieri imprevisti, fatti di immagini o emozioni che sembrano essere apparentemente insignificanti e disordinati, fino a trasformarli in arte compiuta. Poe aveva sviluppato quello che egli stesso definiva la "fantasia analitica" per indagare con un forte raziocinio gli oscuri incubi dell'animo umano in modo da immergerli, secondo una fredda logica matematica, in fantasiose e suggestive tenebre musicalmente surreali. Anche Nietzsche credeva nella validità della razionalità analitica per organizzare l'ispirazione creativa.
In verità la fantasia del buon artista o pensatore produce continuamente cose buone, mediocri e cattive, ma il suo giudizio, altamente affinato ed esercitato, respinge, sceglie, collega; come ora, dai taccuini di Beethoven, si vede che egli ha composto le più belle melodie e poco per volta e quasi trascegliendo da molteplici spunti. Chi giudica meno severamente e si abbandona volentieri alla memoria imitativa, potrà in certe circostanze divenire un grande improvvisatore; ma l'improvvisazione artistica rimane molto in basso rispetto al pensiero d'arte scelto con serietà e con sforzo. Tutti i grandi furono lavoratori instancabili non solo nell'inventare, ma anche nel respingere, vagliare, trasformare e ordinare.
La fantasia analitica dello scrittore si lega all'idealismo estetico di Schelling (1775-1854) in cui il genio riesce a interpretare l'energia vitale della natura in senso artistico attraverso l'attività psichica cosciente che gli permette di scoprire l'arte della natura presente nell'inconscio. Secondo Schelling, la natura è una sublime espressione artistica universale: una poesia inconscia in grado d'ispirare la coscienza dell'artista geniale. Un concetto simile lo troviamo anche nell'idealismo trascendentale kantiano di S.T. Coleridge (1772-1834), dove l'immaginazione dell'artista sorge in funzione di una elaborazione creativa di elementi inconsci. Schelling e Coleridge sono autori ideali per intendere la formazione estetica di Poe.
La creatività
Lo scrittore rivelava la chiave dell'ingegno creativo e percettivo nell'introduzione al racconto Eleonora dove veniva spiegato il valore inventivo che può avere la “pazzia”.
Discendo da una stirpe famosa per vigore di fantasia e per la veemenza delle passioni. Gli uomini mi hanno chiamato pazzo; ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia è o non è una suprema forma d'intelligenza; e se la maggior parte di quanto è superiore, di quanto è profondo, non deriva da qualche malattia del pensiero, o da speciali modi dello spirito che pigliano il sopravvento sul senso comune. Colui che sogna ad occhi aperti sa di molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo. Nelle sue nebbiosi visioni, egli afferra sprazzi dell'eternità e trema, al risveglio, di vedere che per un momento si è trovato sull'orlo del grande segreto. Così, a lembi, apprende qualcosa della sapienza del bene, e un po' più della conoscenza del male. Pur senza timone nè bussola, penetra nell'oceano sterminato della "luce ineffabile" come gli avventurieri del geografo nubiano, che aggressi suntmare tenebrarum, quid in eo esset exploraturi.
Diciamo, dunque, che sono pazzo. Riconosco, almeno, che ci sono due diverse condizioni nella mia esistenza mentale: una condizione di lucidità incontestabile riguardo alla memoria di quanto avvenne nella prima epoca della mia vita e una di oscura in incertezza riguardo al presente e alla memoria degli eventi successi nella seconda grande epoca della mia vita.
Era proprio l'analisi cosciente dei pensieri inconsci che permetteva a Poe di sfruttare la sua dimensione inconscia in senso produttivo dietro l'analisi coerente della propria fantasia analitica. Lo scrittore lo affermava anche nel racconto Berenice:
Le realtà del mondo m'impressionavano come visioni e niente più che visioni, mentre le folli idee della regioni dei sogni erano divenute, più che la materia dell'esistenza quotidiana, la mia esistenza per se stessa in assoluto.
Il tema dell'inventiva analizzata nel notevole saggio Creatività, la sintesi magica del famoso psichiatra Silvano Arieti (1914 -1981) ricorda molto l'estro dell'autore americano, molto simile al concetto di “creatività straordinaria”. Per lo psichiatra, a differenza dello schizofrenico o del sognatore, solo l'individuo creativo è capace di gestire razionalmente, vale a dire senza lasciarsi coinvolgere, il processo creativo proveniente dal fantasticare, dal sogno, dalla meditazione oppure dall'assunzione di droghe e quindi dalla dissociazione dalla realtà. Lo schizofrenico invece crede ciecamente alla propria fantasticheria a differenza del sognatore che pur mantenendo un certo distacco dai propri sogni ne rimane però molto suggestionato, tanto da sperare che sia possibile viverli, nonostante le innumerevoli avversità. Comunque non possiamo escludere che il grande poeta, essendo vissuto in epoca romantica, non sia stato anche un po' sognatore, almeno in gioventù.
Questo sta a dimostrare che le diverse espressioni artistiche, non potendosi manifestare mai nei limiti della sola razionalità, tendano a essere una diretta conseguenza delle forze pulsionali dell'inconscio, le quali esigono una rara e forte elasticità della percezione che va oltre la normalità. Pertanto "genio e sregolatezza" si compenetrano quando paradossalmente l'essere dissociati dal reale diventa il sale di quell'intelligenza associativa che permette al sogno di emergere nella realtà, in una creativa "estasi visionaria".
La sincronicità e la sintropia
La discesa agli inferi di Poe diventa un delirio nevrotico che si trasforma in un mezzo dissociativo ma necessario non solo per esprimere la potenza del sogno nella creatività artistica ma forse anche per stimolare una certa sincronicità attraverso l'archetipo, nell'abisso dell'arte metasimbolica che esprime una rappresentazione del mondo quantico, dove tutto è connesso nella coscienza collettiva universale.
Le esperienze visionarie dello scrittore americano ricordano in particolar modo gli studi dello psichiatra Rick Strassman sugli effetti psichedelici della dimetiltriptamina (DMT) prodotta dalla ghiandola pineale. In questi stati di coscienza espansa, provocati spontaneamente o con la meditazione oppure da determinate sostanze, si riesce a liberare la mente dagli abituali e rigidi schemi mentali per avere accesso a esperienze mistiche dove si possono avere intuizioni brillanti. Può darsi che gli stati visionari provocati dalla DMT possano facilitare la connessione sincronica dell'archetipo, anche con l'influenza di quelle entità intelligenti che Strassman ipotizza presenti negli stati alterati di coscienza.
Dato che Jung e Pauli hanno collegato le “connessioni significative” al futuro viene spontaneo associare la sincronicità alla sintropia. Conseguentemente, nell'arte metasimbolica di Poe possiamo ipotizzare la descrizione di eventi sintropici quando gli avvenimenti premonitori della morte vengono simbolicamente descritti sotto forma di visioni oniriche. La sintropia è un fenomeno scoperto dal grande matematico Luigi Fantappié (1901 – 1956) che ha teorizzato un tempo che scorre al contrario, vale a dire dal futuro verso il passato. In altre parole, avviene che la causa si trova nel futuro e l'effetto nel passato per il raggiungimento di uno scopo. Se dai racconti di Poe la sintropia ha luogo nei sogni allora possiamo dedurre, visto che il «sogno è l'anima» (Hillman), che l'anima sia probabilmente il cuore della sintropia. A questo punto viene spontaneo chiedersi se i sogni premonitori, senza escludere quelli legati alla morte, siano dei fenomeni sintropici, come avviene proprio nei racconti di Poe. Seguendo questa riflessione possiamo provare a proporre un altro accostamento tra Hillman e Fantappié legato alla possibilità che la sintropia si manifesta in qualche modo anche nel processo di individuazione.
Bibliografia
M. Bonaparte, Edgar Allan Poe. Studio analitico, Newton Compton, Roma 1976, vol. I, pp 96-97 in Daniela Fargione, Giardini e labirinti: l'America di Edgar Allan Poe, Celid, 2005, pag.82
F. Nietzsche, Credenza dell’ispirazione, in Umano troppo umano
Eleonora in Poe, Racconti del terrore, Oscar classici Mondadori, Arnoldo Mondadori
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID