"La vita e i sogni sono fogli di uno
stesso libro.
Leggerli in ordine è vivere,
sfogliarli a caso è sognare."
Arthur Schopenhauer
Quando il maestro della ghost story M.R. James legge il saggio L'orrore soprannaturale in letteratura (Supernatural Horror in Literature) di Lovecraft non coglie il significato profondo del termine "cosmico" e finisce ingenuamente nel ridicolizzarlo a un amico. James commette un errore clamoroso perché non si rende conto che quell'aggettivo è la chiave per accedere proprio al cuore della letteratura fantastica in cui l'uomo deve spesso fronteggiare, solo con le proprie forze, un mondo terribilmente caotico e quindi difficilmente comprensibile dalla razionalità umana. Come scrive giustamente Roger Caillois, nel suo saggio Dalla fiaba alla fantascienza, il fantastico «rivela uno scandalo, una lacerazione, un'invasione insolita, quasi insopportabile nel mondo reale.[..] Con il fantastico affiora uno smarrimento nuovo, un panico sconosciuto.» In una tale situazione, vale a dire drammatica e psicologicamente decentrata, la realtà è incognita e diventa indomabile a causa di forze, non sempre soprannaturali, che la governano a discapito del sistema cosmico o terreno che noi crediamo strutturato e razionale, appunto. Pertanto, a causa di un ambiente alieno e avverso, viene a determinarsi una lacerazione psichica che per Edgar Allan Poe emerge dall'anima malata e per Lovecraft dall'universo impazzito ma, per entrambi, questo squarcio interiore è una porta verso l'orrore diretta a chiudersi con la morte o il delirio psicologico. In un contesto tale è facile intuire la natura profonda del terrore che risiede in seno al fantastico: come diretta manifestazione di una Natura cieca e spietata che prende il nome di "terrore cosmico" per descrivere la terribile paura provocata dall'ignoto in cui la condizione umana viene letteralmente subordinata da dagli eventi indecifrabili. Il legame tra la paura e l'incomprensibile avviene quando i protagonisti non sono gli esseri umani ma quegli avvenimenti soprannaturali che divorano l’elemento antropocentrico a favore di colossali e anonime agitazioni occulte provenienti dall’altrove. Lo stesso Lovecraft valuta l’importanza di dare spazio a quello che noi abbiamo gettato dietro alle spalle se vogliamo esprimere la natura del fantastico. «Il punto di vista antropocentrico mi riesce insopportabile, perché non posso condividere quella primitiva miopia che esalta il mondo trascurando ciò che vi sta dietro. Il mio piacere è la meraviglia, l’inesplorato, l’inaspettato, ciò che è nascosto e quell'alcunché d’immutabile che si cela dietro l’apparente mutevolezza delle cose.» Si tratta, quindi, di liberare e di interpretare un' espressione interna e inerente al fantastico che viene prima amplificata a discapito dell’antropocentrico e poi manipolata in senso orrifico dietro l'influenza dell’ignoto, il quale può avere una direzione metafisica o materialista a secondo della filosofia-cosmica dell’autore.
Poe e Lovecraft, nella loro comune passione verso la nobile scienza dell'astronomia, hanno entrambi sviluppato una cosmogonia compenetrata alla loro immaginazione fantastica ma influenzata da correnti filosofiche opposte: difatti il terrore cosmico di Poe è metafisico mentre quello di Lovecraft, al contrario, è prevalentemente materialista. Bisogna tenere presente, però, che il materialismo scientifico di Lovecraft richiama in mente la figura di un “poeta dell’orrore” perché è così segreto e impenetrabile nella sua dimensione surreale che sfiora e supera la metafisica quasi in un modo mimetico e assimilato, attraverso un’analisi meccanicista.
Prima di andare ad analizzare brevemente le differenze, si deve precisare che grandi scrittori come Poe e Lovecraft non manifestano mai, nella loro narrativa, un orientamento ben preciso e facilmente identificabile all’interno di un dato “sistema filosofico”, proprio perché nessun tipo di schematismo riduttivo rientra nella naturale e variegata espressione esistenziale della letteratura.
Idealismo
I noti scrittori americani sono due grandi maestri dell'incubo con formazioni culturali completamente diverse se non addirittura opposte ma, nonostante la loro evidente diversità, entrambi hanno, a volte, in comune, una espressione orrifica simile. La loro affinità consiste anche nel condividere la "vita come sogno" ma attenzione a non fare confusione: non si tratta della stessa interpretazione onirica del mondo perché il pensiero di Poe, a differenza di quello di Lovecraft, eredita in parte lo sviluppo filosofico all'interno del panorama culturale dell'idealismo romantico tedesco, risalente al primo ottocento; il quale è orientato a credere nell'esistenza di un rapporto armonioso tra il finito e l'infinito che si traduce in un legame indissolubile tra l'uomo e Dio. L'idealista Schleiermacher (1768-1822) afferma che il "mondo non è senza Dio, Dio non è senza il mondo". Un pensiero in totale sintonia con la cosmogonia teocentrica di Eureka quando Poe sostiene che tutto è stato creato "dalla Volontà di Dio”. Ovviamente, affermare che tutte le cose sono volute da Dio non vuole assolutamente dire che "tutto è Dio" ma diversamente potrebbe voler significare che tutte le "cose sono monitorate da Dio". Racconti come Colloquio di Monos e Una (The Colloquy of Monos and Una) e Rivelazione Mesmerica (Mesmeric Revelation) testimoniano visibilmente l’immagine spirituale di Poe.
Nell’idealismo romantico, la concezione dell’universo è totalmente trascendente perché non avviene nulla che sfugge all’onniscienza di Dio e niente che possa oltrepassare l’onnipotenza divina. Nel cosmo, il più microscopico organismo è strutturalmente incatenato alle macroscopiche dimensioni della materia con un’infinita rete di legami che non sfuggono, neanche in minima parte, alla volontà di Dio.
L'orizzonte di un'arte unitaria che superi il dualismo tra il finito e l'infinito è il nuovo mito metafisico dell'estetica romantica tedesca. Il fantastico di Poe assume una struttura metafisica di base perché si lega anche a tali fondamenti. La metafisica viene a essere quella sfera sconosciuta dove si espande spesso l’orrore. La paura prende piede in una dimensione allucinata in cui l'universo materiale e fisico si fonde magicamente con quello immateriale e metafisico del sogno. «Se la materia altro non è che l'ultimo gradino di uno spirito che discende dall'alto, per assurgere di nuovo ai suoi lidi originali, allora, in una prospettiva come la nostra, possiamo certamente parlare di "orrore metafisico" dovuto alla precisa incidenza del mondo dello spirito sulla materia, dove una sorta di trasfigurazione della realtà, che è il perno indissolubile di ogni concezione metafisica.» Il concetto di una metafisica dello spirito che diviene un tutt'uno con la fisica della Natura permette allo scrittore di suscitare un'armonia di effetti fantastici profondamente legati all’orrore metafisico.
Per comprendere a fondo il mistero che lega l'arte poesca all’orrore, secondo me, bisogna prendere parzialmente in esame l'ultimo Schelling (1775-1854) che interpreta in Dio una "volontà irrazionale" dettata da un principio negativo, cieco e oscuro, in perenne contrasto con uno positivo e razionale.
Materialismo
Cosa ben diversa è la cosmogonia di Lovecraft che, ispirandosi in parte a Schophenauer (1788-1860), considera il mondo come un sogno privo di una guida divina ma solo in balia di forze cieche e irrazionali pronte a scatenare un universo impazzito e imperturbabile che non è per sua natura contro l’uomo ma ignaro all’uomo. Lovecraft approfondisce la sua filosofia-cosmica perché parte inizialmente da Schophenauer e Nietzsche (1844-1900), per poi distanziarsene con il tempo a causa di un concreto materialismo scientifico rivolto a un imperscrutabile cosmo dal volto misterioso, inflessibile, onirico, multiforme, variopinto e, allo stesso tempo, indifferente quanto caotico; (tanto da ricordare, all'incirca, il materialismo-meccanicista di Epicuro) dove l’universo viene interpretato in base a una combinazione automatica e mischiata degli atomi secondo un sistema meccanicistico non casuale ma deterministico e causale che esclude totalmente qualsiasi ingerenza divina. «Non c’è nulla da obbiettare all’affermazione secondo cui le inclinazioni dell’uomo dipendono dalla disposizione materiale di particelle che operano automaticamente, senza l’intervento di una coscienza esterna. Una simile affermazione non implica in alcun modo l’azione del caso (giacché in un cosmo fatto di parti che interagiscono fra loro tutto è legge e niente è caso)[…] Il cosmo è, ed è sempre stato, un illimitato campo di forze costituite da elettroni che si combinano & si disperdono alternativamente. Tutto questo avviene secondo modalità fisse, nessuno delle quali ha bisogno di essere spiegata alla luce di un ipotetico mondo “spirituale” diverso da quello alle cui leggi obbedisce.[…] Tutto ciò che esiste o avviene, esiste o avviene perché l’equilibrio delle forze cosmiche lo rende inevitabile».
Nonostante Lovecraft dichiari apertamente una fede totalmente materialista, la sua gnoseologia riguardo all'universo non si riduce in un solo ed effimero contatto materiale dei sensi umani con gli oggetti esterni ma vi è qualcosa di molto più profondo e oscuro nel cosmo che sfugge ai comuni mezzi cognitivi dell'uomo. Si ragioni, come paradigma, sul racconto La chiave d’argento (The Silver Key) in cui si descrive la possibilità che ha il predisposto sognatore dissociato, Randolph Carter, di entrare, in un modo non più limitato come prima, nella sfera dei sogni grazie all’aiuto di una particolare chiave; dove è finalmente possibile superare il “velo di maya” per accedere, senza fare astrazioni metafisiche, proprio fisicamente alla vera realtà di universo cieco e sconosciuto, fatto di immensi labirinti spazio-temporali, immersi in un intreccio infinitamente ripetibile. È importante chiarire che non si tratta di un’esperienza soprannaturale di Carter ma, al contrario, quel mondo spazio-temporale viene descritto come un fatto scientifico dell’universo: è una risposta materialista-meccanicista alla metafisica del caos. Il mondo dei sogni, per Lovecraft, non è l’universo “magico” o “mistico” di qualche infatuato romantico, ma è proprio una possibile rivelazione del cosmo che permette all’uomo d’imbarcarsi in esperienze oltremondane.
«La mia esperienza non mi consente di dubitare che l’uomo, una volta abbandonata la coscienza terrena, si trasferisca in una dimensione incorporea e profondamente diversa da quella che conosciamo; una dimensione di cui, una volta svegli, rimangono solo vaghissimi ricordi.»
Questi esempi fondati nella rivelazione onirica di un universo caratteristicamente insolito, stanno a dimostrare che l’uomo è sottoposto a una dimensione, spesso impercettibile, in grado di travolgerlo come e quando vuole.
Bibliografia
cfr. L'enciclopedia della Paura,La letteratura horror dall'A alla Z., a cura di Mauro Boselli, Sergio Bonelli Editore, 1991, Milano, pag.40. Opuscolo allegato a Dylan Dog
R. Caillois, Dalla fiaba alla fantascienza, a cura di P. Repetti, Thoeoria 1991
H.P. Lovecraft, Teoria dell’orrore. Tutti gli scritti critici., a cura di G. de Turris, Castelvecchi, Roma, 2001, pag.63
cfr. E.A. POE, Eureka, Tascabili Economici Newton, 1996, Roma, pag. 95
Giorgio Ghidetti, Poe, l'eresia di un americano maledetto, Arnaud Editore, Firenze, 1989, pag. 104
H. P. Lovecraft: The Mythos of Scientific Materialism, Copyright © 1993 by Strange Magazine. Tr. di Pietro Guarriello. Traduzione pubblicata in H. P. LOVECRAFT SCULPTUS IN TENEBRIS, a cura di Michele Tetro, Nuova Metropolis Edizioni, Novara, 2001, pp. 25-30.
H.P. Lovecraft. Lettere dall’altrove. Epistolario 1915 -1937, a cura di Giuseppe Lippi, Oscar Mondadori, Milano, 1993, pp. 150-151
Oltre il muro del sonno in HP Lovecraft. Tutti i racconti.1897-1922, a cura di Giuseppe Lippi, Mondatori, Milano, 1989, pag. 30
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