Stranger Things è la vera sorpresa dell’estate 2016. Lanciata da Netflix, in anteprima mondiale lo scorso 15 luglio, la serie tv sta conquistando un largo pubblico, che nel giro di pochi giorni ha risposto in maniera entusiasmante a questo nuovo serial.
Ci troviamo di fronte a qualcosa di davvero unico, visto che la serie televisiva di genere horror-fantascientifico, ideata da Matt e Ross Duffer e prodotta da Camp Hero Productions e 21 Laps Entertainment, sta riscuotendo un successo e un consenso di pubblico che in pochi avevano predetto. La storia raccontata negli otto episodi della prima stagione è ambientata in una cittadina dell’Indiana chiamata Hawkins, dove al centro della trama c’è la misteriosa sparizione di un bambino e nello stesso tempo l’apparizione di una ragazza con poteri telecinetici sfuggita da un laboratorio segreto.
Al di là dei meriti della trama, che in effetti nulla aggiunge e nulla modifica rispetto ai plot del cinema e della letteratura di genere di cui Stephen King è stata la voce più influente, c’è una coesione davvero sorprendente per una serie tv. Merito sicuramente di Matt e Ross Duffer, che si firmano The Duffer Brothers, e che figurano nella serie come autori e registi di questo prodotto.
Un altro aspetto da non trascurare, visto il livello di successo finora ottenuto, è legato all’alto livello tecnico, che sia da un punto di vista registico, fotografico, musicale e di scelta del cast, conquista e ammalia fin dalla prima puntata. Ci sono volti ben noti al grande pubblico, come Winona Ryder e il villain Matthew Modine, che non avrebbe certo sfigurato nella serie X-Men, e ci sono poi alcune conferme, su cui svetta per bravura e caratterizzazione David Harbour, che nella serie interpreta il tormentato ma determinato sceriffo Jim Hopper.
Nota di merito, sempre in ottica di cast attoriale per tutti i bambini, davvero notevoli nel caratterizzare e nel rendere al meglio l’atmosfera della vicenda. Colpiscono anche le musiche, ben studiate e mixate con brani d’epoca dove spiccano i Clash e i Joy Division, su tutti.
Tra le tante citazioni, cinefile e non, è impossibile non citare John Carpenter, Steven Spielberg, Sam Raimi e lo stesso Stephen King, che viene addirittura nominato all’interno di un episodio. Il gruppo di bambini protagonisti è poi molto appassionato di giochi e in particolare del gioco di ruolo di Dungeons & Dragons, un cult per quanto riguarda i giochi di ruolo fantasy anni ottanta.
Si è parlato, in sede critica, per quanto concerne Stranger Things, di opera derivativa e contenente una vasta gamma di citazioni, in particolare di opere anni ottanta. È tutto vero, e fa parte del gioco. Del resto il gioco è una delle componenti principali da cui la trama di questa serie si sviluppa. Quasi una piccola parentesi estiva, come quella che per le generazioni passate era rappresentata dai romanzi di Stephen King, che costituivano un momento di relax e di svago, prima che la scuola ricominci.
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