È in libreria Il volto dipinto, la prima raccolta italiana interamente dedicata a uno dei maestri della ghost story, Oliver Onions.
Scritto nel 1929 Il volto dipinto, romanzo breve che dà il titolo alla raccolta, ambientato a Palermo e nella splendida cornice del Mediterraneo, è l’opera di Onions da molti riconosciuta come uno dei più alti momenti della ghost story. Il filo conduttore del romanzo e delle storie contenute in questo volume è il risveglio della mitologia pagana attraverso lo specchio della psicanalisi.
“È nella sua concezione della relatività del tempo e dello spazio e nella fragilità di un imperfetto punto di vista, nelle quali si legge la crisi del positivismo e la perdita d’identità dell’uomo moderno, che Onions può essere considerato un vero innovatore del racconto soprannaturale e un caposaldo per molti autori futuri.” scrive Giuseppe Lo Biondo nell’introduzione alla raccolta.
È sempre di Giuseppe Lo Biondo la traduzione dell’introduzione che lo stesso Oliver Onions scrive al volume Collected Ghost Stories intitolata Credo:
"I fantasmi, si presume, non esistono, oppure, come le stelle a mezzogiorno, sono presenti in ogni istante e siamo noi a non poterli vedere. Le storie nelle seguenti pagine sono basate sulla seconda di queste ipotesi.
In prima istanza si potrebbe dire che lo scrittore di ghost stories abbia a disposizione un materiale illimitato; ma di fatto non è così. Le frequenti manifestazioni di quegli elementi spirituali che pervadono la natura non possono essere considerate affatto apparizioni in senso pratico. Lo scrittore ha a sua disposizione soltanto quegli ‘addensamenti’ di elemento spirituale che appaiono quando questa sembianza di vita, da noi considerata per scopi pratici come stabile, viene disturbata, e per la breve durata di un’esperienza smarrisce il proprio equilibrio.
Nonostante questo, il reame a sua disposizione non è ristretto. Di certo la Provincia Centrale ha un’estensione limitata, ma poiché questa include soltanto quella categoria di storie che possono essere etichettate indubbiamente come “racconti di fantasmi” e che non possono essere scambiate per altro, gli spettri sono qui propensi a piegarsi alle regole tradizionali, dalle quali scaturisce quella sfilza d’illustrazioni buone per le strenne natalizie; e resta poco da dire di questa regione, eccetto che qui la trama dei fantasmi è alquanto grossolana.
Ma questo luogo di sudari e lamenti e dita ossute viene circondato da un territorio non meno infestato, e da terrori molto più sottili. Si tratta della periferia dei fantasmi che non descrive mai i suoi spettri, ma che non lascia dubbi sulla loro esistenza. Dopo tutto, li si vede solo di rado, e io stesso non ho mai compreso per quale motivo la domanda debba sempre essere “hai mai visto un fantasma?” quando, se un fantasma non potesse esistere al di là della vista, la sua esistenza poggerebbe soltanto sulla testimonianza di un senso, che per certi versi può essere considerato il più ingannevole di tutti. Non può la sua presenza essere percepita, e la sua natura appresa in altri modi? Ho buoni motivi per affermare che un simile visitatore può essere udito respirare nella stanza, annusato molto distintamente, e identificato come uno spirito in travaglio desideroso di consolazione, e tutto allo stesso tempo, e tuttavia non essere visto da occhi umani. E anche privo di segni così espliciti, chi una volta o l’altra non è entrato in una stanza, nota e familiare e tutt’oggi nota e familiare, ma che per un istante è divenuta un’altra stanza, intrisa di altre influenze e carica di altri significati? Qualcosa ha temporaneamente rovesciato l’equilibrio, ripristinato subito dopo. Meno fitta, lo ammetto, è la trama dei fantasmi che fanno di questa zona periferica il loro habitat, ma ah, quanti più brividi arrivano al midollo, di quanti non causino i gemiti e i clangori dei più grossolani spettri!
Chi si sia soffermato a riflettere sull’equilibrio delle forze contrastanti che tengono coesa la materia, o del mistero per il quale le entità spirituali deviano in generale così poco dalla norma – chi abbia rivolto la mente a questo genere di cose, non può non aver congetturato l’esistenza di una classe di esseri di una composizione così instabile, e tuttavia apparentemente plausibile, che difficilmente ci si rende conto che si tratta di fantasmi, se non dopo il loro passaggio. Per alcuni di noi, questi sono i più inquietanti simulacri, non perché contraddicono la natura, ma poiché di fatto la abbracciano. Siamo certi che quella voce fosse una voce reale, quel tocco un tocco reale? Colui che ci ha appena incrociato nella penombra: siamo certi che fosse sostanza e non ombra? Poiché vaghiamo nel crepuscolo, e prima di tornare al mondo degli uomini e delle donne dobbiamo attraversare un territorio popolato, non da figure da camposanto viste per mezzo della loro luce spettrale, non da esseri sconfortanti che fanno rizzare i capelli, ma da coloro che ci appaiono come uomini e donne, e che in principio non suscitano alcuna paura, e tuttavia aleggiano ai limiti della spettralità che si trova ad appena un passo dai confini della spensierata quotidianità, per poi balzare indietro, tornando alla loro orrenda congrega. Non è possibile che queste manifestazioni, accostate senza comprenderne la natura, abbiano cognizione di entrambi i regni? Ahimè a stento percettibili, appena consapevoli, sono corrotte da una particella fatale, da una cellula vulnerabile, che le lambisce appena e le rinvigorisce e ridesta, come Xena in una di queste storie è rinfrancata all’oscurità della creazione del mondo, per essere marchiata sul petto con il tridente del suo dio Poseidone! Ma per una qualche coazione, io stesso potrei essere un fantasma, e anche voi. Ci muoviamo cautamente tra pericoli che non conosciamo, salvati da un buonsenso più forte del nostro. E quando sia in noi stessi sia in un altro, quest’osmosi avviene dinnanzi ai nostri occhi, sarà forse un fantasma a scrivere di noi? Chi sono le Persone Reali?
Per questi motivi ritengo che le storie che seguono spazino dall’ultravioletto all’infrarosso dello spettro fantasmatico. I tre libri Widdershins,Ghosts in Daylight e The Painted Face furono pubblicati rispettivamente negli anni 1911, 1924, 1929, e, assieme a una o due storie al contrario recenti, sono la registrazione delle mie timide escursioni in queste regioni durante un periodo di venticinque anni. È tutto ciò che al momento mi preme raccogliere in un libro. Volti dipinti, in particolare, possono farvi destare atterriti da sogni sgradevoli."
A cura di Giuseppe Lo Biondo,tradotto da Elena Furlan e Giuseppe Lo Biondo, Il volto dipinto, disponibile in formato cartaceo e in ebook, è edito da Edizioni Hypnos.
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