Ciao Davide e Giovanni, benvenuti su Horror Magazine. Dopo la precedenze incarnazione con Edizioni BD del 2008, ritorna in libreria la vostra opera Il teatrino delle bambole morte, pubblicato Dr. Ink Edizioni. Che cosa presenta di diverso questa nuova edizione, cosa c’è di nuovo rispetto all’edizione precedente?
Grazie a voi per offrirci questo spazio.
Questa edizione del libro si presenta ora in una veste completamente rinnovata, realizzata con materiali di pregio, stampata su carta Fedrigoni e con una copertina plastificata soft touch. Il nostro desiderio è che il lettore, prima ancora di leggerlo, sia coinvolto sensorialmente dall’oggetto-libro. Per quanto riguarda gli interni, questi sono stati completamente rivisti in funzione anche del trattamento in colore, suddivisi in capitoli secondo la scansione di uno spettacolo teatrale e arricchiti con illustrazioni nuove che amplificano i contrasti visivi e tematici che hanno fatto il successo della prima edizione. L’uso di disegni su fogli di carta semitrasparente ci ha poi permesso di articolare ulteriormente il dialogo con il lettore, che ora modifica il significato di alcune illustrazioni con delle semplici sovrapposizioni.
Qual è stata l’idea di partenza del progetto, come avete deciso di lavorare insieme e perché la scelta di ambientare l’opera nell’epoca vittoriana?
Giovanni: Il progetto nacque da alcune illustrazioni a tema favolistico che stavo realizzando a tempo perso e che Davide trovò interessanti da sviluppare in un progetto maggiormente articolato. La mia esigenza, allora, era di maturare un segno ed un immaginario diverso da quello tipicamente cartoon che avevo utilizzato in precedenza, e quello della favola era un tema che ben si prestava allo scopo ed è spesso rimasto come un aspetto sottotraccia di diverse illustrazioni finite poi nel libro.
Come avete impostato la lavorazione? Le illustrazioni sono arrivate su indicazioni di Davide o sono state gestite in modo indipendente da Giovanni? Avete utilizzato della documentazione (libri, film, musica) per calarvi nelle atmosfere del libro?
Giovanni: Solitamente Davide mi mandava le filastrocche ed un paio di indicazioni tematiche, io poi approfondivo cercando analogie visive e simboliche all’argomento di partenza. Lo scopo e la sfida era non di descrivere ma di suggerire chiavi di lettura al testo diverse da quelle di origine in modo che si creasse una lunga eco nella mente del lettore che riunisse il suo oggi a quel passato.
Davide: l’immensa mole di documentazione a monte della realizzazione di ogni testo è la mia prassi operativa abituale. Non diventerò mai ricco…
Ci sono degli autori che vi hanno influenzato per lo stile (sia narrativo, sia grafico) utilizzato nel libro?
Giovanni: Sono sempre stato affascinato dalla scuola italiana del fumetto realistico in bianco e nero: quella di matrice bonelliana, ovviamente, con una particolare attenzione a quei disegnatori che hanno maturato un segno maggiormente sofferto e comunicativo come Nicola Mari ed Angelo Stano. Ma anche quella extra bonelliana che ha trovato in disegnatori come Ivo Milazzo, Hugo Pratt, Sergio Toppi e Dino Battaglia alcuni tra i migliori esponenti. Non posso dire di essermi espressamente ispirato a qualcuno di loro, ma di sicuro fanno parte, insieme a molti altri, del mio background culturale e spero che il lettore, sfogliando le pagine di questo libro, possa assaporare una piccola parte del gusto che ho provato io ammirando le tavole di questi Maestri anni prima. Non ho nominato solo fumettisti a caso, ovviamente: trovo che la disciplina fumettistica sia incredibilmente completa e duttile e chi la padroneggia possiede un linguaggio che può adattarsi a qualunque altro mezzo espressivo, artistico, illustrativo o cinematografico che sia, e che il fumetto possa includerli tutti dentro di sé. In definitiva, ciò che potete trovare di buono in questo libro illustrato, più che in altri miei lavori, credo derivi principalmente dal mio retaggio di fumettista.
Davide: Io invece, che amo scrivere fumetti e che non mi vergogno di usare la parola “fumetti”, che ogni tanto sembra si debba tenere nello sgabuzzino dei termini inopportuni come fosse un figlio scemo, in questo caso cito un solo fumettista, e un non fumettista. Per la scrittura in rima baciata, l’unico esempio di sceneggiatore che mi ha emozionato e stupito con questa tecnica è Tiziano Sclavi con i suoi totentanz contenuti in alcuni dei suoi Dylan Dog più celebri. Fuori dall’ambito fumettistico, un autore per me imprescindibile, a tutti i livelli, è stato Gianni Rodari. Non smetterò mai di ringraziare le mie insegnanti delle scuole elementari che me lo fecero conoscere. Se la “Grammatica della fantasia” fosse letta da tutti negli anni dello sviluppo intellettivo, saremmo un Paese migliore.
Qual è il vostro personaggio o il tema preferito di quelli che avete trattato nel volume e perché?
Giovanni: Tra i personaggi, la figura tragica di Louis William Wain, l’illustratore di gatti. Tra i temi, la cattiva alimentazione illustrata in Dipendente zuccherato. Tra i disegni, L’Abisso di adesso è una di quelle da sempre che ha riscosso maggiore successo. Parte fondamentale della riuscita del Teatrino è sicuramente dovuta alla bravura di Davide nello scegliere e scovare tra le pieghe di un romanticismo ottocentesco, oggi percepito in modo troppo manierista, quell’umanità sperduta, a volte becera, troppo spesso dolente che è comune ad ogni epoca.
Davide: Ecco, giusto per spiazzare, dato che il centro di attenzione è l’Inghilterra vittoriana, segnalo come personaggio più affascinante un tedesco. quel sognatore romantico di Ludwig von Wittelsbach, re di Baviera col nome di Ludwig II. È la passione fatta persona, è l’amore per l’arte senza compromessi: passa alla storia per i sontuosi castelli che fa erigere dando fondo alle casse della famiglia reale. L’8 giugno del 1886 una commissione medica presieduta dal dottor Bernhard von Gudden lo dichiara malato di mente, “ad un grado molto avanzato, cioè soffre di quella forma di malattia mentale che gli psichiatri ben conoscono per esperienza col nome di paranoia (pazzia)”, come sostiene la perizia psichiatrica. Il Teatrino si apre con un prologo (chiamato “Proscenio”) in cui si racconta dell’avvento della regina Vittoria e della modalità narrativa/estetica scelta, dopo di che inizia il primo capitolo (“Palcoscenico”) con la filastrocca “Diario segreto di un re” dedicata proprio a Ludwig, mentre il terzo capitolo (“Entr’acte”) si chiude in maniera circolare con un’altra filastrocca, “Quanto t’amo Ludovico” che lo vede protagonista. È quindi l’unico personaggio a cui abbiamo dedicato due testi e ovviamente di conseguenza due illustrazioni.
In Italia esistono pochi libri come il vostro che uniscono le filastrocche alle illustrazioni. A che tipo di lettore vi rivolgete?
Giovanni: Credo che il problema sia, in Italia come all’estero, che la filastrocca, se non intesa per l’infanzia, viene dagli editori percepita come poesia. E la poesia raramente risulta essere un buon affare, in termini commerciali. In quanto al lettore, credo debba essere dotato di pazienza, curiosità e capacità di astrazione. Non è un libro semplice, il teatrino, che si svela completamente alla prima lettura. E’ piuttosto un libro ricco di sfumature che potrà accompagnare il lettore, se questo lo vorrà, per lungo tempo, e ad ogni lettura regalare qualcosa di nuovo, un dettaglio, uno spunto di riflessione.
Davide: Per quanto riguarda la prima edizione, mi ha divertito molto girare le librerie e vedere in quale settore veniva di volta in volta messo il volume, non avendo omologhi sul mercato. L’ho visto tra i libri di illustrazione, gli horror, gli erotici, i libri a fumetti (che, lo so, non sono un genere, ma nella semplificazione da scaffale lo diventano quasi sempre). Forse dovremmo puntare al settore cucina: è uno dei pochi in cui non siamo stati messi e vedo va molto, di questi tempi.
Dove possono trovare il libro i vostri lettori, e, dopo Lucca Comics & Games, dove il libro è stato presentato in anteprima, farete un tour promozionale?
Da subito potete ordinare il libro online sia sul sito di Dr.Ink che su Amazon.it, con spedizioni in tutta Europa. Non abbiamo ancora previsto un tour promozionale articolato, di volta in volta coglieremo l’invito a partecipare a vari eventi secondo possibilità. Posso anticipare però che in primavera realizzeremo una mostra dedicata al Teatrino, stiamo giusto mettendo insieme le idee in questi giorni. A breve sarà poi disponibile un’edizione tedesca del Teatrino per le edizioni Dani Books.
Attualmente a cosa state lavorando? Ci potete dare qualche anticipazione sui vostri progetti futuri?
Giovanni: Ho appena terminato la lavorazione della quarta graphic novel di Artemis Fowl – L’inganno di Opal -, di prossima uscita negli USA a Luglio 2014. Quella di Artemis Fowl è una seria di romanzi, ad opera di Eoin Colfer, di enorme successo in tutti i Paesi di lingua inglese, e recentemente è stato confermato il contratto per un live-action movie per la Disney che già si preannuncia come un kolossal. Diciamo che se oggi parliamo di questa nuova edizione del Teatrino è grazie anche al successo che queste graphic novel hanno riscosso oltre oceano. Nel cassetto ho poi dei progetti con target jeunesse ed una ghost story, tutti per il mercato francese, ma ancora non so quale riuscirò a sviluppare prima.
Davide: proseguo con grande soddisfazione a scrivere per la collana “Nathan Never” della Sergio Bonelli Editore. Per ReNoir, invece, in primavera dovrebbe uscire “Unico indizio le scarpe da tennis”, il libro ispirato alla canzone “El portava i scarp del tennis” di Enzo Jannacci, a cui lavoro, seppure a singhiozzo, dal 2010. Nel corso del 2014 speriamo di arrivare nelle librerie italiane con almeno due nuovi volumi della serie “Don Camillo a fumetti”. Nel frattempo, all’edizione tedesca di don Camillo, uscita con successo nel maggio 2013, si affiancheranno quella francese e quella coreana. E chissà mai che, su questa collana, il 2014 non porti ulteriori novità. Stiamo lavorando al volume di Padre Brown, recentemente anticipato da un’edizione di extralusso del primo episodio, e a una nuova, ulteriore serie che presenta adattamenti da una celebre collana di romanzi, con ambientazione tutta nuova, di genere molto diverso sia dagli adattamenti da Guareschi sia da quelli da Chesterton.
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